GdF, operazione “uni land”

Gian Luca Berruti

 

 

I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Bologna, nell’ambito di una lunga indagine durata oltre due anni e condotta nel cosiddetto “market abuse” (reati finanziari come l’aggiotaggio, l’insider trading, la formazione fittizia del capitale e la manipolazione del mercato), hanno eseguito 3 arresti domiciliari, diverse perquisizioni ed il sequestro di 2 società quotate alla Borsa di Milano per un valore complessivo di 109 milioni di euro. L’indagine conclusa dalle Fiamme Gialle bolognesi si era rivolta alle attività finanziarie società “Uni Land” (prima società italiana del land banking a quotarsi in borsa), al suo titolare A.M. di 45 anni e ai suoi due più stretti collaboratori, tutti finiti agli arresti domiciliari. Secondo il quadro accusatorio ricostruito dagli inquirenti, dietro alle attività realizzate dalla “Uni Land” ci sarebbe un castello finanziario essenzialmente costituito di carte, perizie false e manipolazioni varie, messo in atto dai responsabili al fine di vendere le azioni della loro società con un valore decisamente “gonfiato”, nonché di acquisire terreni e partecipazioni varie, mediante le stesse azioni da utilizzare come corrispettivo e poter così ottenere l’espansione artificiosa del gruppo. Il titolare della “Uni Land”, in particolare, è ritenuto dagli investigatori come l’indiscusso dominus della vicenda che risale al 2003, periodo nel quale A.M. aveva iniziato ad utilizzare alcune società a lui riconducibili – dotate di un capitale minimo, scarsi mezzi propri e modeste performance economiche – come veri e propri veicoli da utilizzare per il compimento di  operazioni di finanza straordinaria quali conferimenti, cessioni di pacchetti azionari, scissioni, acquisizioni, ecc. finalizzate, tra l’altro, alla costruzione artificiosa di un gruppo azionario capeggiato da una holding lussemburghese e successivamente sostituita dalla sub-holding “Uni Land s.p.a. Agendo in violazione delle norme che regolano le attività finanziarie delle società quotate in borsa, il gruppo “Uni Land” era riuscito in poco tempo ad esporre un rilevante patrimonio sociale che, però, era nato per effetto di rivalutazioni sovrastimate fornite da periti compiacenti e dalla falsificazione dei bilanci delle società coinvolte nelle operazioni, inducendo così in errore il mercato azionario. Sono 22 i soggetti attualmente indagati nella vicenda perché ritenuti, a vario titolo, coinvolti in operazioni di favore nei riguardi della “Uni Land”.