GdF: Palermo e Milano, concluse due operazioni a contrasto del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

redazione

Era davvero una filiera criminale in grande stile quella sgominata dalla Guardia di Finanza di Palermo che ha eseguito 14 provvedimenti di fermo d’indiziato di delitto nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti i membri di un sodalizio criminale dedito all’agevolazione dell’immigrazione clandestina in Italia nonché al contrabbando di sigarette.
L’operazione – denominata in codice “Barbanera” e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo – oltre alle fiamme gialle del capoluogo siciliano, ha visto impegnati anche i finanzieri dello S.C.I.C.O., nonché i loro colleghi dei Comandi Provinciali di Trapani e Agrigento e quelli del Reparto Operativo Aeronavale di Palermo.
Alcuni dei soggetti fermati oggi sono stati raggiunti dai militari delle fiamme gialle presso gli ormeggi del porto palermitano, da dove erano già pronti ad imbarcarsi per la Tunisia con 30.000 euro in contanti, chiaramente sequestrati perché ritenuti diretto provento delle loro attività illecite.
A testimonianza di quale fosse il business messo in piedi dai responsabili (tra i quali figurano cittadini italiani e tunisini) basti solo considerare che i giudici di Piazza Vittorio Emanuele Orlando hanno contestualmente disposto il sequestro di tre aziende, operanti nel settore della ristorazione, della nautica e dell’agricoltura, utilizzate dai vertici del gruppo criminale per reimpiegare i forti guadagni derivanti dal traffico di immigrati clandestini e dei tabacchi lavorati esteri di contrabbando, sequestro al quale si unisce anche quello di diversi immobili, imbarcazioni e automezzi per un valore complessivo che supera i 3 milioni di euro.
Proprio per la loro attività “principale”, secondo quanto accertato dagli inquirenti, l’organizzazione reclutava direttamente ed incessantemente i clandestini da trasportare in Italia con “tariffe” tutt’altro che modiche da 3.000 euro per ogni passeggero.
Oltre a trafugare motori, che poi andavano anche ad equipaggiare i motoscafi carenati (in grado di trasportare in poche ore – dalle coste della città di Chebba a quelle di Lampedusa – fino a 15 clandestini per volta, i trafficanti non disdegnavano di ospitare sulle proprie imbarcazioni anche qualche quintale di “bionde” con le quali massimizzare i loro guadagni.
Durante le indagini è stato altresì svelato il coinvolgimento di due pescherecci italiani, dislocati sull’isola lampedusana, che hanno curato il trasporto dei motori trafugati sino in mare aperto dove poi li consegnavano ai membri tunisini dell’organizzazione, nonché di una rete di fiancheggiatori che organizzava gli sbarchi dei migranti su porzioni di costa prestabilite ma comunque sempre diverse, ciò allo scopo di eludere gli interventi delle forze di polizia che poi avrebbero portato al sequestro dei veloci quanto costosi motoscafi carenati e all’arresto degli scafisti.
Nello stesso settore d’intervento è altresì da segnalare l’operazione “Fluss”, conclusa oggi dalla GDF di Seregno (MI), al termine della quale sono stati arrestati 8 soggetti indagati a vario titolo per i reati di associazione a delinquere finalizzata all’ottenimento di permessi di soggiorno in favore di cittadini extracomunitari, ai quali si uniscono anche quelli di falso, corruzione e abuso d’ufficio.
L’operazione delle fiamme gialle milanesi aveva preso avvio da un controllo a contrasto del lavoro irregolare eseguito presso un locale gestito da un extracomunitario che, tra l’altro, aveva inveito contro i militari operanti.
Proprio a seguito di quell’episodio, anche grazie ad indagini tecniche, è stata cosi svelata l’esistenza di un vero e proprio sodalizio criminale capeggiato da un cittadino egiziano, da anni residente in Italia, il quale era affiancato da alcuni suoi connazionali, da un commercialista legnanese, da un messo del Comune di Monza nonché da un ispettore della Guardia di Finanza e da un sovrintendente della Polizia di Stato. Il gruppo così organizzato era in grado di fornire permessi di soggiorno in favore di stranieri extracomunitari che non ne avevano titolo, ovviamente dietro lucrose “parcelle” che potevano arrivare anche ai 5.000 euro.
Il ruolo dei due pubblici ufficiali, del messo comunale e del commercialista, in particolare, si concretizzava nel produrre false documentazioni necessarie all’ottenimento dei permessi di soggiorno, ma anche nella responsabilità di svariati episodi corruttivi che gli investigatori hanno poi dimostrato nel corso delle indagini all’Autorità Giudiziaria inquirente.
L’operazione “Fluss” vede complessivamente indagate 39 persone e sarebbero almeno qualche decina i cittadini extracomunitari che hanno beneficiato delle prestazioni offerte dagli arrestati.