GDF: Pisa, scoperta una frode all’erario da 100 milioni di euro

Francesco Giugni

E’ da almeno 100 milioni di euro la colossale frode fiscale che i finanzieri del Comando Provinciale di Pisa hanno scoperto al termine di un’indagine, durata quasi tre anni e che ha visto l’esecuzione di numerose perquisizioni in tutto il territorio nazionale, nella quale sono risultate coinvolte 16 aziende operanti nel settore della conceria e del commercio all’ingrosso di cuoio e pelli.

Secondo gli investigatori delle fiamme gialle pisane, che sono arrivati a scoprire la truffa a seguito di una verifica fiscale presso una delle aziende coinvolte, alla base di tutto c’era un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti che poi transitavano da “aziende-cartiere” (vale a dire esistenti solo sulla carta) e da “aziende-filtro” che venivano frapposte nelle varie operazioni di acquisto e vendita delle merci al solo scopo di imputare loro i costi dell’I.V.A. prima di sparire nel nulla.

Il modus operandi di queste società non è certamente nuovo agli uomini della Guardia di Finanza e, nel caso specifico consentiva, di immettere nel mercato pelli di provenienza sconosciuta avvalendosi della fraudolenta interposizione di false società costituite “ad hoc”, consentendo così alle aziende finali di acquistare le merci apparendo estranee all’illecito, soprattutto godendo di un’indebita detrazione dell’Imposta sul Valore Aggiunto per rilevantissimi importi.

I forti guadagni illecitamente ottenuti consentivano poi al sodalizio di truffatori la possibilità di avere un tenore di vita elevato, con continui acquisti di beni di lusso come orologi di pregio, auto di grossa cilindrata e viaggi verso mete esotiche. 

Al termine dell’operazione, denominata “Wet Blue”, l’Autorità Giudiziaria inquirente ha disposto in capo agli autori della frode il sequestro preventivo per equivalente di beni finalizzato alla confisca per circa 40 milioni di euro, tra i quali figurano unità immobiliari, autorimesse e box, un capannone industriale nonché ingenti disponibilità finanziarie depositate su conti correnti bancari e postali.

Gravi sono ora i reati ai quali il gruppo di truffatori dovrà presto rispondere e che, oltre all’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, gli vede contestata anche l’emissione e l’annotazione di fatture per operazioni inesistenti, la dichiarazione fraudolenta, omessa presentazione di dichiarazioni fiscali nonché l’occultamento e la distruzione di scritture contabili.