E’ di oltre 400.000 il valore dei beni sequestrati a una nota società capitolina attiva nel settore della telefonia mobile, ritenuta responsabile di aver attivato per finalità criminali oltre 35.000 utenze telefoniche indebitamente intestate a ignare persone nonché a soggetti addirittura inesistenti.
L’indagine aveva preso avvio nel 2015 a seguito di un tentativo di rapina architettato ai danni di una gioielleria della Capitale, ma che i finanzieri del Gruppo di Fiumicino sventarono per tempo identificandone i responsabili.
I malviventi coinvolti nella vicenda, tutti soggetti caratterizzati da un elevato profilo criminale, reperivano il denaro occorrente per la loro principale attività di narcotrafficanti proprio attraverso le rapine che avevano messo a segno in vari negozi di preziosi, utilizzando per le loro comunicazioni schede telefoniche intestate a persone del tutto estranee al fine di “criptare” i loro dialoghi da possibili intercettazioni telefoniche.
Dopo due anni di accertamenti i finanzieri agli ordini del Colonnello Ernesto Bruno sono finalmente riusciti a delineare completamente il disegno criminoso che si celava dietro: una infinità di schede telefoniche utilizzate per commettere gravi reati, e tutte attivate in punti vendita riconducibili a un medesimo master dealer.
Delle oltre 35.000 schede messe in funzione dai responsabili, infatti, circa 12.000 sono risultate intestate a 3.000 cittadini stranieri (peraltro tutti residenti al medesimo indirizzo sede di una comunità religiosa dedita all’assistenza di persone senza fissa dimora e del tutto estranea ai fatti).
Altre schede, sempre secondo quanto accertato dagli investigatori della Guardia di Finanza, sono invece risultate intestate a persone decedute o addirittura inesistenti, mentre un elevato numero di schede sim sono state attivate utilizzando persino i dati personali di numerosissimi clienti del dealer, dunque nel più assoluto spregio delle disposizioni di legge previste in materia di privacy e di protezione dei dati personali.
I responsabili della società coinvolta, oltre a fornire ai loro “clienti-malviventi” numeri telefonici sempre diversi (che seppur intercettabili sono comunque difficili da ricondurre con immediatezza ai reali utilizzatori), si sono serviti delle schede illegalmente emesse per godere di un bonus da 400.000 euro che uno dei principali gestori nazionali di telefonia mobile prevedeva per l’attivazione di un certo numero di schede sim.
L’operazione delle fiamme gialle si è così conclusa con la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 12 persone che dovranno ora rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, all’accesso abusivo di sistemi informatici e al trattamento illecito di dati personali, con il contestuale sequestro di rapporti finanziari, titoli e autovetture della società per un controvalore che, come detto sopra, ammonta a 400.000 euro ed a cui si aggiungono sanzioni amministrative in materia di violazione della privacy per altri 6.000 euro.
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Forze di Polizia GdF: Roma, scoperta società che attivava migliaia di schede telefoniche intestate a...