All’indomani della scoperta della mega-frode fiscale di 22 milioni di euro a Pontecagnano (SA), i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Salerno portano alla luce un altro grave fenomeno di evasione: 7 milioni di euro di costi fittizi, circa 1,4 milioni di euro di IVA illecitamente detratta e la scoperta di oltre 70 evasori totali sono i numeri dell’indagine appena conclusa, dopo oltre 5 mesi di intensa attività, dalle Fiamme Gialle, che hanno condotto alla denuncia di un imprenditore alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore (SA). Le indagini, che hanno riguardato – questa volta – una nota società dell’agro nocerino-sarnese operante nel settore dello smaltimento e recupero dei rottami in ferro, già destinataria di un approfondito controllo in materia ambientale, hanno consentito la scoperta di un articolato sistema di frode attraverso il quale, utilizzando false autofatture, l’imprenditore faceva annotare in contabilità forniture di ingenti quantitativi di materiali ferrosi: inesistenti, mai giunti presso il proprio sito di stoccaggio; provenienti da acquisti avvenuti in nero e/o, addirittura, relativi a materiale acquisito a “costo zero” presso clienti con i quali erano stati stipulati solo contratti di pulizia. Gli investigatori hanno dovuto visionare oltre 15.000 documenti riguardanti forniture di circa 33.000 tonnellate di materiali ferrosi scoprendo che la maggior parte di esse (circa il 60%) era riferita a operazioni del tutto inesistenti. L’imprenditore, approfittando delle modeste condizioni sociali dei soggetti che si recavano presso il suo sito per la consegna di piccoli quantitativi di rottami recuperati, attraverso micro raccolte, sovente operate con l’utilizzo di mezzi tre-ruote, dietro elargizione di modesti compensi, otteneva la sottoscrizione “in bianco” di interi bollettari che poi utilizzava, a proprio piacimento, per inserire nella contabilità – solo a livello documentale – una quantità enorme di costi “fittizi” al solo scopo di abbattere l’utile fiscale. Le attività dei militari sono state suffragate anche dall’esito di oltre 100 controlli incrociati, che hanno consentito di scoprire come molti dei fornitori “virtuali” dell’impresa erano – in realtà – tossicodipendenti, alcolisti, persone di etnia Rom, talvolta senza fissa dimora, pregiudicati, spesso con basso tasso di scolarizzazione, che in alcuni casi sconfinava nell’analfabetismo. Oltre 70 di questi si sono rivelati essere evasori totali, completamente sconosciuti al fisco.
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