I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria, unitamente ai loro colleghi del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma (S.C.I.C.O.), hanno eseguito stamani il sequestro dell’intero patrimonio di un’azienda agricola riconducibile a Rosario Arena, figlio del noto Domenico Arena nonché esponente di spicco della cosca ‘ndraghetista dei Pesce di Rosarno (RC).
Il decreto di sequestro, emesso dai magistrati del Tribunale di Reggio Calabria, interessa 15 rigogliosi terreni agricoli, adibiti ad agrumeti, siti nei comuni calabresi di Rosarno (RC), Candidoni (RC) e Nicotera (VV), attraverso i quali erano stati peraltro ottenuti diversi contributi pubblici destinati ad incentivare l’agricoltura in aree economicamente depresse.
L’attività d’indagine condotta dalle Fiamme Gialle, per di più, è riuscita a dimostrare come Domenico Arena abbia fraudolentemente trasferito i crediti vantati nei confronti dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA) alla ditta agricola intestata al figlio Rosario, di fatto spogliando l’impresa stessa di una cospicua parte del patrimonio aziendale allo scopo di sottrarre alle indagini i diritti di credito derivanti dal possesso di “titoli AGEA”.
Il sequestro odierno rappresenta una nuova e diretta conseguenza della storica sentenza pronunciata il 20 settembre 2011 dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti della famigerata cosca di ‘ndrangheta dei Pesce, operativa nella Piana di Gioia Tauro ma con importanti ramificazioni in tutto il Nord Italia, specialmente in Lombardia.
I militari della Guardia di Finanza e quelli dei Carabinieri, diretti dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, dopo gli arresti del 2010 eseguiti nell’ambito delle operazioni “All Inside 1 e 2”, avevano già inferto un durissimo colpo alla suddetta consorteria criminale sottraendogli importanti attività commerciali (operanti in un regime pressoché monopolistico), immobili e altri beni mobili, nonché disponibilità finanziarie ammontanti a circa 210 milioni di euro che costituivano l’illecito impero economico dei Pesce.
Il successivo giudizio pronunciato con rito abbreviato dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 13 affiliati, ha poi lanciato un ulteriore segnale della reazione che società civile ha opposto alle proditorie minacce della criminalità organizzata in Calabria.
Nel medesimo ambito giudiziario, oltre alle pesantissime condanne personali, la Magistratura tracciò un segno indelebile nella storia del contrasto alla criminalità organizzata condannando gli imputati al pagamento di una somma pari a 50 milioni di euro a titolo di risarcimento per i cittadini del Comune di Rosarno (RC), e che per decenni erano state vittime delle angherie perpetrate dagli appartenenti alla locale cosca ‘ndranghetista.