Gdf sventa truffa nel Reggino

Gian Luca Berruti

 Avevano trovato un sistema tanto facile quanto collaudato per fare soldi gli 11 soggetti arrestati oggi dai finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria: far sparire (dopo aver versato un minimo acconto) merci aventi un valore di milioni di euro. Con questo sistema, secondo quanto accertato dalle Fiamme Gialle reggine con l’odierna “Operazione Easy”, sono svaniti nel nulla – tra il 2006 e il 2008 – prodotti commerciali (trapani, condizionatori d’aria, combustibili per stufe, generi alimentari e addirittura confetti) per quasi tre milioni di euro. L’operazione della Guardia di Finanza, alla quale ha preso parte anche il personale della Polizia di Stato e dei Carabinieri, è durata circa due anni. Secondo quanto accertato dagli inquirenti i truffatori, pur di ottenere la piena fiducia da parte dei malcapitati fornitori, non tralasciavano nessun particolare. Si andava così alla costituzione della falsa impresa presso la camera di commercio, all’acquisizione della partita I.V.A., dal contratto per la linea telefonica e per l’immancabile fax, all’apertura (con somme esigue) di conti correnti presso importanti istituti bancari. Insomma c’erano tutti gli ingredienti per ingannare anche l’imprenditore più navigato. Le false ditte, ovviamente, venivano intestate a dei semplici “prestanome” che per i loro servigi  venivano profumatamente ricompensati dall’organizzazione di truffatori. I guai per i fornitori, infatti, iniziavano proprio al momento della riscossione: nessun contatto telefonico, nomi di fantasia, assegni e cambiali prive di provvista oppure provenienti da lotti di titoli di cui era stato denunciato lo smarrimento. Le aziende fittizie utilizzate per le truffe, una volta “bruciate”, venivano così destinate al fallimento e rapidamente sostituite da altre per nuove frodi. Da rilevare, fra gli arrestati, anche alcuni soggetti imparentati con le pericolose cosche ‘ndranghetiste della piana di Gioia Tauro (RC) dei Molè e dei Piromalli. Ingegnoso anche il sistema escogitato per aggirare i controlli sulle merci detenute dai malfattori, consistente nel possesso di fatture, all’apparenza regolari ma successivamente risultate fasulle, emesse da ditte anch’esse risultate inesistenti. Per gli arrestati si profila ora l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, oltre a varie altre ipotesi di delitto quali riciclaggio, bancarotta fraudolenta, usura ed esercizio abusivo di attività finanziaria.Ora che la frode è venuta allo scoperto, gli investigatori ritengono che all’elenco delle quasi 500 denunce già presentate, che portano a oltre 70 il numero dei soggetti indagati, potrebbero ancora aggiungersene molte altre.