GDF: Venezia, scoperta una mega-frode fiscale da 150 milioni di euro

Gabriel Romitelli

E’ da almeno 150 milioni di euro la mega-frode fiscale che i finanzieri del Comando Provinciale di Venezia hanno scoperto al termine dell’operazione “Tailor-made” e che stamattina ha visto in azione circa 300 militari del Corpo impegnati nell’esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare, nonché in 150 perquisizioni in Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Campania, Puglia e Sicilia, oltre a sequestri di beni per 35 milioni di euro finalizzati alla successiva confisca “per equivalente”.

L’inquietante quadro evasivo, che i finanzieri veneziani hanno scoperto al termine di un’indagine durata un anno e mezzo, era costituito da un vero e proprio “supermarket della fattura falsa”, grazie al quale si riuscivano ad acquistare merci per milioni e milioni di euro che potevano poi essere rivendute “in nero” e in totale evasione d’imposta.

Il sistema truffaldino era basato sull’esistenza di almeno 30 strutture societarie fittizie le quali, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, coprivano acquisti e vendite effettuate “in nero” da aziende, anche di rilevanti dimensioni, che operano in diversi settori merceologici.

I sistemi adottati dall’organizzazione di truffatori erano molteplici in ragione delle diverse esigenze dei loro “clienti”.

Nella maggioranza dei casi l’organizzazione, una volta ricevuta la “commissione”, si occupava del trasporto delle merci con propri mezzi dal fornitore all’impresa acquirente; nello stesso momento i beni oggetto della transazione – di fatto acquistati “in nero” – venivano fatti cartolarmente transitare attraverso più società fittizie (tecnicamente definite come “missing trader”) sulle quali caricare i debiti tributari al fine di consentire poi alla società-cliente di giustificare, dal punto di vista contabile, l’acquisto della merce (sempre avvenuto con fattura falsa) e abbattere così anche il reddito imponibile.

Una volta ricevuti i beni, formalmente forniti dalla società fittizia, l’impresa-cliente li rivendeva dunque “in nero” anche se, contestualmente e per non lasciare traccia nella contabilità di magazzino, li rivendeva formalmente ad un’altra società (sempre insistente) con sede all’estero per tentare così di impedire possibili accertamenti da parte dell’Amministrazione Finanziaria italiana.

Il ciclo fraudolento veniva poi completato da alcuni “spalloni”, ovvero da soggetti che avevano il compito di far rientrare in Italia, rigorosamente in contanti, sia gli importi da consegnare al cliente, sia la spettante “provvigione” e che l’organizzazione fissava nel 10% dell’IVA evasa.

Un sistema dunque molto ben congeniato e molto articolato, ma che gli uomini della Guardia di Finanza sono comunque riusciti a svelare grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti e pedinamenti, finanche avvalendosi di speciali unità cinofile “cash dog” grazie alle quali, nel corso delle perquisizioni, è stato possibile scovare denaro contante per milioni di euro.

Tra i beni sequestrati, che saranno poi confiscati in base alla recente normativa per compensare l’ingentissimo danno patito dall’Erario, figurano due prestigiose ville sulla Riviera del Brenta, un’imbarcazione di pregio, grosse somme rinvenute su almeno un centinaio di conti correnti bancari, otto società operanti in vari settori e proprietarie, a loro volta, di 81 unità immobiliari tra cui una rigogliosa valle lagunare di oltre 350 ettari adibita a riserva di caccia, pesca ed acquacoltura.