GdF:Firenze, favori e accordi corruttivi di vario genere per spartirsi cattedre universitarie. arrestati 7 professori

Enrico Fiorenza

500 finanzieri sono stati impiegati oggi in una vasta operazione condotta su tutto il territorio nazionale, che ha comportato ben 150 perquisizioni con l’esecuzione di 29 provvedimenti cautelari personali – dei cui 7 agli arresti domiciliari e altri 22 interdetti allo svolgimento delle funzioni di professore universitario – nonché di quelle connesse ad ogni altro incarico in ambito accademico per la durata di 12 mesi.
L’operazione odierna – denominata in codice “Chiamata alle Armi” – è stata condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Firenze sotto il diretto coordinamento dei magistrati della Procura della Repubblica fiorentina.
Secondo gli inquirenti i responsabili, accusati del reato di corruzione, si sarebbero accordati tra loro per spartirsi cattedre in favore di numerosi professori di Diritto Tributario.
L’indagine delle fiamme gialle del capoluogo toscano aveva preso le mosse da una denuncia sporta da un ricercatore universitario che stava concorrendo al concorso per l’Abilitazione Scientifica Nazionale, quest’ultima necessaria per l’insegnamento della materia.
In quel frangente, secondo quanto riferito dallo stesso candidato agli inquirenti, era stato avvicinato da alcuni professori che gli avrebbero fatto pressioni al fine di ritirare la propria domanda, ciò allo scopo di favorire un altro candidato – in possesso però d’un curriculum professionale notevolmente inferiore – promettendogli, in cambio, che si sarebbero adoperati con la Commissione giudicatrice affinché l’abilitazione gli fosse stata concessa in una successiva tornata concorsuale.
Gli approfondimenti investigativi disposti al riguardo dall’Autorità Giudiziaria hanno così consentito di accertare l’esistenza di sistematici accordi corruttivi intercorsi tra numerosi docenti universitari di Diritto Tributario (alcuni dei quali pubblici ufficiali in quanto componenti di diverse Commissioni nazionali nominate dal MIUR), e che dunque avevano il potere di conferire a loro piacimento la predetta “Abilitazione Scientifica Nazionale”.
Un andazzo intollerabile e che in questi casi incontra i rigori della legge, anche perché gli accordi tra i docenti coinvolti nella vicenda erano essenzialmente in funzione di logiche di spartizione territoriale oltre che del tutto personali.
Scambi di favori e accordi di potere dunque, ma che nulla avevano da spartire con previsti criteri meritocratici – previsti dalla legge – che i concorrenti debbono vedersi garantiti in ogni concorso o esame pubblico da collegi giudicanti che siano realmente e rigorosamente imparziali.