GdF:Savona, facevano sparire carburanti dal deposito doganale di una nota azienda petrolifera. 31 dipendenti finiscono nei guai

Giuseppe Magliocco

Sono almeno 350 gli abusivi rifornimenti di gasolio e benzina filmati dai finanzieri del Comando Provinciale di Savona presso un deposito fiscale costiero di una nota azienda nazionale del settore; rifornimenti che hanno sottratto illecitamente dal deposito stesso oltre 13.000 litri di benzina e più di 27.000 litri di gasolio. Per questo 31 persone sono finite sul registro degli indagati e si trovano ora a dover rispondere di furto e contrabbando di prodotti petroliferi.

La “vantaggiosa” attività era andata avanti per mesi e aveva visto per protagonisti guardie giurate, conducenti di autocisterne, responsabili di settore e dipendenti dell’azienda per cui lavoravano oltre al solito corollario di parenti e conoscenti vari. 

Il sistema fraudolento scoperto dalle fiamme gialle savonesi consisteva nell’accedere all’impianto di notte, oppure durante i giorni festivi, dare pressione alle pompe di distribuzione e rifornire come niente fosse i propri veicoli, profittando del fatto che si trattava di prodotti stoccati in un deposito doganale, di norma non accessibile a chiunque e dunque lontano da occhi indiscreti.

Proprio tra le guardie giurate incaricate della vigilanza c’era chi era addirittura rientrato prima tra le ferie pur di soddisfare le richieste di parenti e amici, e chi lasciava il posto di servizio pur di garantire la fornitura “a domicilio” di carburanti. Eclatante è stato poi il caso di chi – invece di controllare rigorosamente le entrate e le uscite dal deposito – ha addirittura permesso il riempimento d’una intera autocisterna che ha poi riversato il carburante commercializzandolo sul mercato clandestino (un impianto abusivo è stato comunque individuato e sequestrato dai finanzieri).

In tal modo, e fidando incautamente sul fatto che gli ammanchi non sarebbero mai stati scoperti, i rivenditori abusivi riuscivano ad intascare 80 centesimi al litro con grande guadagno per loro e grande risparmio per i loro “clienti”.

Per l’azienda, danneggiata da alcuni dei suoi stessi dipendenti, i problemi però non finiscono qui considerato che il prodotto – in sospensione d’imposta – stoccato nel loro deposito è stato comunque prelevato; ragion per la quale dovrà ora mettere mano alle casse e rimborsare all’Erario i diritti di accise e l’IVA corrispondenti a tutto il quantitativo di prodotto illecitamente prelevato, salvo poi avviare le procedure legali di rimborso da inoltrare nei confronti dei dipendenti infedeli.