Giallo nel carcere di Viterbo

Roberto Imbastaro

E’ quanto si apprende in una nota dalla Segreteria Generale del Libero Sindacato Appartenenti Polizia Penitenziaria (LiSiAPP), quando i colleghi si sono resi conto dell’accaduto hanno chiamato i soccorsi ma il personale medico, giunto sul posto immediatamente, non ha potuto fare altro che constatare il decesso del poveretto.

Nel caso in cui si sia trattato di suicidio continua il LiSiAPP bisognerà accertare cosa abbia portato l’agente all’estremo gesto, soprattutto se questo sia riconducibile alle difficili condizioni lavorative che negli ultimi anni si registrano all’interno dell’istituto di pena viterbese, come in tutti quelli del Lazio. E’ risaputo infatti che che la sindrome da burnout (l’esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d’aiuto, qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere,) ha grande incidenza nel corpo di polizia penitenziaria, tanto che sono centinaia le unità che riportano patologie da stress e depressione. "Noi si sottolinea Mirko Manna Segretario Generale del LiSiAPP quale organizzazione sindacale di categoria da tempo stiamo cercando, invano, di sensibilizzare le autorità preposte sulle condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari di prima linea. Ora non resta che attendere i risultati dell’inchiesta, necessari per fare luce su questa triste vicenda, intanto non rimane altro che testimoniare tutto il nostro affetto e l’immenso cordoglio alla famiglia dell’agente.