Guardia di Finanza: Venezia, arrestati due usurai e indagati 5 loro fiancheggiatori

Emidio Lasco

Era stato il suo commercialista ad indirizzarlo verso le persone “giuste” che gli avrebbero facilmente concesso un prestito con il quale avrebbe potuto rifinanziare la sua società di servizi in gravi difficoltà, ma è finito per incappare nella rete di due usurai ai quali in pochi anni avrebbe già reso 780.000 euro a fronte dei 500.000 ricevuti.
E’ finita con l’arresto dei due principali responsabili e di altre 5 persone, indagate a vario titolo per i reati di estorsione e favoreggiamento, l’ennesima vicenda di strozzinaggio scoperta dai finanzieri del Comando Provinciale di Venezia che questa mattina hanno anche eseguito, nelle province di Vicenza, Padova, Venezia e Trento, 11 perquisizioni locali e personali nei confronti di tutti e sette i soggetti coinvolti.
Tra le persone perquisite figurano anche due avvocati veneziani i quali, secondo gli investigatori, avrebbero agevolato i due strozzini (una donna di origine messinese ed un commercialista di origine vicentina) nella riscossione dei crediti illecitamente pretesi.
Le indagini si erano avviate ad ottobre 2016 allorquando l’imprenditore in difficoltà finanziarie, ormai pesantemente vessato dai due arrestati, si era rivolto ai finanzieri su consiglio dell’Associazione Nazionale Antiracket.
Perfettamente a conoscenza del particolare stato di difficoltà in cui versava l’impresa della vittima, il commercialista lo aveva presto messo in contatto con una coppia abitualmente dedita alla concessione di prestiti facili e veloci ma che, per contro, ovviamente prevedevano tassi d’interesse ben difficilmente sostenibili.
Nonostante la scomparsa di uno dei due “cravattari” (un pregiudicato di origini napoletane) era stata la donna a portare comunque avanti la loro redditizia “attività” con l’appoggio dei suoi fiancheggiatori, e quando per la vittima è divenuto impossibile far fronte ai sempre più lievitanti interessi, puntuali erano arrivate le minacce i finanche pesanti pressioni finalizzate a fargli cedere parte delle quote societarie.
Un lavoro ai fianchi e “pulito” dunque, in parte giustificato dalla presenza di due imprese operanti nel settore edilizio, facenti capo al nucleo familiare dell’arrestata, utilizzate per ricevere versamenti di rate e prestiti, talvolta abilmente dissimulati come normali pagamenti di fatture.
Anche per denunciare questo tipo di attività illecite, che ogni anno mettono a serio rischio il lavoro nonché l’esistenza stessa di numerose imprese, la Guardia di Finanza ricorda a tutti i cittadini che il numero di pubblica utilità del Corpo “117” è attivo – 24 ore su 24 – in tutto il territorio nazionale.