I würstel killer protagonisti sui social

Samanta Sarti

In poco più di 24 ore, dal 31 Maggio al 1 Giugno, la notizia dei wurstel killer ha superato il picco delle 30 mila azioni di engagement (fonte dati: Data Stampa). Un uomo è morto in Baviera a causa dell’ingestione di wurstel, prodotti dall’azienda tedesca Siebert, contaminati dal batterio listeria. Immediato il ritiro dal mercato del prodotto e lo stop alla produzione, dopo che l’ufficio per la salute e la sicurezza del Land della Baviera ha verificato le cause del decesso dello sfortunato consumatore. La Siebert non esporta il prodotto killer in Italia, ma le autorità consigliano di prestare molta attenzione: chi lavora, o è in vacanza all’estero, potrebbe trovarsi tra le mani una confezione “contaminata”. L’Azienda infatti, sul proprio sito Internet, invita i consumatori ad eliminare immediatamente confezioni di wurstel, e prosciutto, acquistati nei giorni precedenti l’alert.

Altro picco di engagement (oltre 26 mila azioni) è stato raggiunto, il 31 Maggio, dal provvedimento che tutelerà il latte Made in Italy: via libera all’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte e derivati annunciato dal premier Matteo Renzi e dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina in occasione della Giornata nazionale del latte, celebrata dalla Fao in tutto il mondo. "Un risultato storico per allevatori e consumatori che nella metà dei casi sono disposti a pagare il vero Made in Italy alimentare fino al 20% in più", afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e aggiunge: “Con l’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy. Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero". Il provvedimento si inserisce in un contesto di tensione per il settore: molte fonti online hanno dedicato focus per spiegare la causa delle frequenti manifestazioni e proteste organizzate dai produttori di latte italiani: dalla fine delle quote latte all’invasione dei prodotti stranieri, dalla decimazione delle stalle alla chiusura di oltre millecinquecento aziende.

All’ultimo posto, con 7.500 azioni di engement, la tematica che, per alcune settimane, è stata in cima alla classifica dello scenario Sicurezza Alimentare: Olio di Palma. Il 30 Maggio l’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile è intervenuta, per fare chiarezza e informare correttamente i consumatori, nel dibattito nato dopo il parere dell’EFSA. “I prodotti delle aziende che usano olio di palma sono a norma e sicuri” e, in relazione all’articolo pubblicato in data 10 maggio intitolato “PALMA-LEAKS, Great Italian Food Trade : Olio di palma cancerogeno? Le multinazionali del cibo sapevano da 12 anni. Ecco le prove”, l’Unione ha chiosato numerose inesattezze deleterie sia per le Aziende citate in causa sia per i consumatori. Soprattutto:  non è vero che assistiamo a un’invasione di olio di palma e che negli ultimi anni se ne consumi (attraverso gli alimenti) 4 volte di più; non è vero che “le aziende sapessero” già dal 2004 che la presenza di questi contaminanti fosse pericolosa per la salute dei consumatori; i prodotti che contengono olio di palma non vanno considerati pericolosi per la salute del consumatore.