IFOM sceglie l’intelligenza artificiale di Darktrace per proteggere la ricerca contro il cancro

redazione

Darktrace, azienda leader nella tecnologia di intelligenza artificiale per la cyber defense, ha annunciato oggi che l’IFOM (Istituto di Oncologia Molecolare), centro di ricerca leader in Italia per lo studio della formazione e dello sviluppo dei tumori a livello molecolare, ha scelto la cyber IA di Darktrace per difendere i propri programmi di ricerca dagli attacchi informatici.

 

Con sede a Milano e fondato dalla FIRC (Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), IFOM ha il compito di indagare lo sviluppo cancerogeno a livello molecolare. La ricerca multidisciplinare dell’Istituto sta contribuendo notevolmente alla conoscenza del cancro e all’individuazione di una cura in tempi più rapidi, tuttavia il lavoro dei 600 ricercatori che operano nei suoi laboratori è sempre più a rischio in un mondo in cui i dati possono essere compromessi con estrema facilità.

 

“Per noi, un attacco informatico potrebbe comportare che una nostra ricerca finisca nelle mani di persone malintenzionate o, peggio ancora, che un attacco ransomware ci porti a perdere per sempre l’accesso a tutti i dati di uno studio”, commenta Igal Janni, Chief Information Officer di IFOM.

 

Per rispondere all’aumento degli attacchi informatici, IFOM ha implementato l’intelligenza artificiale di Darktrace per proteggere i dati sanitari dei pazienti ma anche i risultati delle ricerche scientifiche all’interno del proprio centro di ricerca a Milano. L’intelligenza artificiale è ora in grado di osservare l’attività sulla rete digitale di IFOM e individuare gli eventi anomali più sottili e sospetti. Un potenziale attacco informatico, che prima dell’adozione di Darktrace richiedeva giorni per poter essere individuato, oggi può essere identificato e segnalato in pochi secondi come comportamento minaccioso.

 

Janni continua: “La sicurezza informatica è fondamentale per il nostro lavoro. Con l’intelligenza artificiale di Darktrace al timone, i nostri ricercatori potranno continuare a fare scoperte in grado di cambiare la vita delle persone, sapendo allo stesso tempo che il loro lavoro è protetto da un sistema immunitario digitale”.