Il nazionalismo scozzese, un nazionalismo comunitario

Lorenzo Della Corte

«London bridge is down», questo è stato il messaggio in codice che dalle punte aguzze del castello di Balmoral è giunto fino a Buckingham Palace annunciando il decesso della regina del Novecento, Elisabetta II.

La morte di Elisabetta ha commosso il regno britannico. La longevità e l’attivismo di sua maestà, infatti, hanno rappresentato per il Regno Unito non solo un saldo legame con la Monarchia, ma anche un concreto riferimento culturale, tanto da divenire un simbolo pop.L’ultima prova dell’affetto sincero che il popolo britannico attribuiva nei confronti della propria regina è avvenuta poca mesi fa quando, per le celebrazioni del Giubileo di Platino, moltissimi sudditi si sono riversati ai cancelli di Buckingham Palace per salutare, per l’ultima volta, Elisabetta II.

I simboli uniscono e creano legami, ma, al tempo stesso, quando vengono meno possono sciogliere quei nodi che tenevano unite realtà in fermento. A tal proposito, la dipartita del principale simbolo del Regno Unito potrebbe risvegliare volontà indipendentistiche mai del tutto sopite. 

Malgrado la sconfitta nel 2014, in Scozia si è riaperta la questione referendaria e la prima ministra Nicola Sturgeon ha proposto come prossima data il 19 ottobre 2023. 

Nonostante l’ex premier inglese Johnson avesse accettato il quesito referendario solo a patto che tale quesito rappresentasse il voto di una generazione, la leader del partito nazionalista scozzese ha ritenuto legittimo il proprio provvedimento, in quanto la situazione politica ed economica britannica è mutata in maniera irreversibile in seguito all’approvazione della Brexit – alla quale il 62% degli scozzesi aveva detto no al divorzio con l’Unione europea– e, per tali ragioni, ritiene opportuno che il popolo scozzese torni ad esprimersi sul proprio futuro.

La morte della regina potrebbe, dunque, risvegliare quel sentimento indipendentistico. Il nazionalismo scozzese è un nazionalismo peculiare, non ha radici etniche e, per questo, si differenzia da altri nazionalismi europei. L’indipendentismo scozzese, infatti, non ha nei principi etnici la propria colonna portante, né si fonda su una matrice etnonazionalista, bensìprospetta una visione “scozzese” della società civile, ovvero una società basata sul comunitarismo, sulla solidarietà, sui beni pubblici, sulla tutela del welfare state che si contrappone all’individualismo, alle liberalizzazioni e privatizzazioni di Londra.

Uno dei maggiori politologi del Novecento, ovvero Stein Rokkan, osservando i processi di state building della nazione scozzese ha osservato che la Scozia è un caso unico in Europa, in quanto è riscontrabile una particolarissima «combinazione di una forte consapevolezza storica di identità separata e di un completo disinteresse nei confronti dello sviluppo di una lingua distinta», dovuta alla volontà delle élite scozzesi di scambiare «il loro diritto a una lingua distinta contro i vantaggi provenienti dall’integrazione con l’economia inglese». La forte spinta emigratoria dalla Scozia all’Inghilterra produsse, prima nelle Lowlands e successivamente nelle Highlands, un depauperamento dell’identità linguistica autoctona in favore del modello comunicativo di stampo inglese, mantenendo così aspetti identitari sostanzialmente folkloristici.

L’identità culturale scozzese si rifà in buona parte alle tradizioni delle Highlands, tradizioni celtiche e gaeliche, che si differenziavano dalle tradizioni delle Lowlands, più prossime al mondo anglo-sassone. Le Highlands trovandosi all’estremità dell’isola britannica riuscirono maggiormente a resistere all’avanzata della cultura inglese. 

La frattura religiosa in Scozia è poco rilevante in ottica conflittuale con il centro, in quanto sia la Chiesa presbiteriana di Scozia, sia la Chiesa Anglicana sono parte del Cristianesimo Protestante, ma ciononostante le Kirk di Knox risultano importanti per il nazionalismo scozzese poiché è proprio grazie a Knox che si deve la tradizione democratica scozzese, che rende tale nazionalismo non etnico, bensì civico e comunitario.