Immigrazione e problemi di homeland security

redazione

«L’arrivo massiccio di decine di migliaia di immigrati, che dal Nord Africa si stanno riversando sull’Italia , pone al nostro Paese, all’Europa e allo stesso bacino del Mediterraneo rilevanti problemi non solo assistenziali e logistici ma, soprattutto, di sicurezza integrata, di homeland security, che vanno contemperati e resi sinergici con i doverosi principi di solidarietà e carità. Non occuparsene favorisce la nascita di stereotipi errati e di percezioni distorte dei fenomeni, con effetti negativi come la sovrastima dei rischi, sentimenti di repulsione e ghettizzazioni determinando, alla fine, un ulteriore peggioramento della sicurezza cittadina e nazionale». A richiamare l’attenzione sulla complessità e gravità della questione è il prof. Roberto Setola, segretario dell’AIIC-Associazione Esperti in Infrastrutture Critiche, durante i lavori preparatori di «SAFECITY», il summit euro-mediterraneo sulle nuove tecnologie per la sicurezza urbana (Genova, 20 e 21 maggio 2011), del cui Comitato Scientifico fa parte.

Il docente universitario ha poi ricordato che «dai dati sinora disponibili emerge che più del 35% dei denunciati e più del 50% degli arrestati sono stranieri, irregolari nella stragrande maggioranza dei casi, mentre secondo i dati della Caritas il tasso di delittuosità degli stranieri regolari è addirittura più basso di quello degli italiani».

«Al di là della buona volontà », ha precisato Setola, «la questione pone concretamente in forte evidenza i nodi dell’organizzazione e gestione della sicurezza nelle nostre città, a partire da quelle che si affacciano sul Mediterraneo, sempre più porte verso l’Europa: oltre alle fondamentali azioni di accoglienza e di integrazione di tali flussi, infatti, occorre sviluppare una specifica capacità di screening per identificare i soggetti malavitosi e di un maggior controllo del territorio per evitare che questi ‘disperati’ divengano manovalanza per la criminalità organizzato o cellule terroristiche di Al Qaeda infiltrate nei nostri tessuti sociali».

«Accoglienza e sicurezza debbono essere un binomio unico alla base di un ineludibile pragmatismo istituzionale, scevro di scorciatoie e facili demagogie, basato su scelte organizzative intelligenti, che rialzino la sicurezza generale dei cittadini. A partire, ad esempio, dall’adozione di strumenti innovativi che garantiscano vera sicurezza, superando anche il diaframma fisico che, storicamente, separava i porti dai centri urbani, ma che costituiva una falsa protezione poiché favoriva il proliferare di attività delinquenziali poco visibili ma molto pericolose», ha concluso il prof. Roberto Setola. –