Incidenti, donne comunque “vittime”

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L’impatto della disabilità da incidente stradale sulle donne è il tema affrontato dallo studio “Quando la strada ferma la corsa: il ruolo della donna”, presentato ieri a Roma. Il volume, primo testo a documentare le ricadute della disabilità da incidente stradale sul mondo femminile in Italia, è tratto da una ricerca promossa dalla Fondazione Ania e da O.n.Da (Osservatorio nazionale sulla salute della donna), curata da ricercatori dell’Università Bocconi di Milano. Per la finalità sociale e l’originalità, il progetto ha ottenuto il patrocinio dei ministeri dei Trasporti e della Gioventù, della commissione nazionale per la parità e le pari opportunità della Presidenza del Consiglio e dell’assessorato alla Sanità della Regione Lombardia. Alla conferenza di presentazione hanno preso parte Amalia Colaceci, assessore ai Trasporti della Provincia di Roma, Umberto Guidoni, segretario generale della Fondazione Ania, Mariarita Cassese, responsabile dei rapporti istituzionali O.N.Da, Raffaella Michieli, segretario nazionale della Società italiana di medicina generale, Concetta Turchi, docente presso la scuola di psicoterapia strategica integrata, Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, presidente dell’Associazione italiana familiari vittime della strada. Nel nostro Paese la sicurezza stradale è un’emergenza nazionale. Nel 2007 gli incidenti stradali hanno provocato  quasi  un milione di feriti e di più di 5.100 morti: 500 vittime della strada in più della Francia, 1.300 in più della Spagna, 2000 in più del Regno Unito. Spesso però le statistiche sottolineano l’impatto dell’incidentalità stradale in termini di morti e feriti, ma non si soffermano sul gran numero di invalidi permanenti gravi che, oltre a vivere quotidianamente una situazione di estremo disagio, rappresentano un costo per il Paese. Inoltre, uno dei temi scarsamente studiati è l’impatto dell’incidentalità stradale sul gentil sesso, nonostante i dati dimostrino che nel 2007 più di 55.000 donne sono rimaste gravemente colpite in incidenti stradali. A tal proposito, la ricerca mette in evidenza tre temi fondamentali: l’altissimo numero di invalidità permanenti causate dagli incidenti stradali, l’alta percentuale di donne che subiscono queste infermità e il ruolo cruciale del mondo femminile all’interno di una famiglia che debba assistere un traumatizzato, evidenziando che la donna è “vittima” degli incidenti stradali non solo quando subisce in prima persona un’invalidità permanente, ma anche quando diventa il principale sostegno di un familiare divenuto disabile a causa di un sinistro. Lo studio stima che ben 150.676 vittime della strada nel 2007 hanno riportato un’invalidità superiore a 9 punti percentuali. Nei casi più gravi queste persone non possono più condurre la vita di prima, inficiando le proprie prospettive di vita sociali e professionali. Tra queste, le donne coinvolte in incidenti stradali che hanno riportato questo tipo di lesioni sono 55.336 e rappresentano il 37% del totale. Va evidenziato che nella maggior parte dei casi le donne che riportano invalidità sono per il 58,6% trasportati e per il 54% pedoni investiti. Inoltre, il mondo femminile nella maggior parte dei casi ricopre il ruolo di ‘Caregiver’ all’interno di un nucleo familiare e, pertanto, deve riorganizzare le proprie attività lavorative in base alle esigenze di assistenza richieste dal familiare colpito da un incidente invalidante. “Ancora oggi – dichiara Sandro Salvati, presidente della Fondazione Ania –  oltre 1.000 donne perdono la vita ogni anno sulle strade italiane. Solamente nel Comune di Roma nel 2007   si sono registrate tra le donne oltre 9.000 feriti e 41 morti, un dato sconcertante. Anche se, purtroppo, alcuni comportamenti scorretti al volante tipici degli uomini stanno contagiando le donne, va sottolineato che le guidatrici spesso sono vittime dell’incidente oppure la loro vita viene rivoluzionata dall’incidente di un loro familiare. Anche per queste ragioni, come Fondazione ANIA abbiamo lanciato l’iniziativa  “Io dissuado”, un progetto che vuole spingere i cittadini a diventare “dissuasori” dei comportamenti scorretti alla guida: la donna, per la sua sensibilità e consapevolezza, può incarnare questo ruolo alla perfezione, diventando il vero protagonista della nostra campagna“.