Indagine Efsa: residui di pesticidi nel 97% degli alimenti

riccardo fraddosio

Il 97% del cibo che mangiamo contiene residui di pesticidi. È quanto emerge dalla relazione annuale dell’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) sui livelli di pesticidi negli alimenti, un’indagine svolta sul cibo proveniente da 29 Paesi: Islanda, Norvegia e 27 Stati membri dell’Ue. I dati sono relativi al 2013 e prendono in esame 80.967 campioni di un’ampia varietà di prodotti alimentari. La maggior parte (68,2%) è stata prelevata da cibo di origine europea. L’indagine rivela tra l’altro che del 27,7% dei campioni provenienti da Paesi terzi, oltre il 5% degli alimenti supera i limiti stabiliti dalla legge in vigore. Rispetto al 2012 però il tasso dei pesticidi negli alimenti importanti dall’Ue è diminuito di due punti percentuali (nel 2012 infatti era al 7,5%).

Questi dati sono parzialmente mitigati dal fatto che solo l’1,5% degli alimenti presi in considerazione, secondo quanto riporta la nota diffusa ieri dall’Efsa, “supera nettamente i limiti di legge, tenendo conto dell’incertezza di misurazione, dando così l’avvio a sanzioni legali o amministrative nei confronti degli operatori del settore alimentare responsabili”. La maggior parte degli alimenti che mangiamo non contiene dunque livelli di pesticidi oltre i limiti consentiti dalla legge, ma i dati sul 2013 mettono comunque in allarme i consumatori europei. Del 97,4% dei campioni su cui sono stati trovati residui di pesticidi, poco meno del 55% era privo di tracce rilevabili. Il che vuol dire, in soldoni, che quasi la metà del cibo che portiamo a tavola contiene livelli rilevabili di pesticidi, anche se in percentuali che non superano il limite consentito dalla legge. 

Le conclusioni dell’Efsa comunque sono rassicuranti. “È improbabile – si legge nella nota dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare – che la presenza di residui di pesticidi negli alimenti abbia un effetto a lungo termine sulla salute dei consumatori. Per quanto concerne l’esposizione a breve termine, il rischio per i cittadini europei esposti a livelli nocivi di residui attraverso la dieta è stato giudicato basso”. Un rischio basso, dunque. Così conclude l’Efsa. Ma non per questo inesistente.