Indagine Kaspersky: gli effetti della pandemia hanno ostacolato la carriera per il 47% delle donne italiane

Leonardo Pignalosa
È opinione comune che il lockdown e il distanziamento sociale avrebbero portato a un cambiamento positivo nella lotta per la parità di genere. A sostegno di questa tesi c’è la nuova idea di smart working, che, unita al lockdown, ha costretto tantissimi lavoratori, sia donne che uomini, a lavorare da casa, portando allo stesso livello gli impegni sociali e familiari ed eliminando, di fatto, gli stereotipi che vedono le donne meno flessibili e con una carriera meno longeva.

Secondo quanto emerso dal nuovo report Women in Tech di Kaspersky, dal titolo “Where are we now? Understanding the evolution of women in technology”, l’opinione delle donne italiane che lavorano nel settore tech circa il lavoro da remoto è molto positiva. Il 32% delle donne ha espresso parere favorevole allo smart working, il 29% ha sostenuto un’efficacia maggiore lavorando da casa ed il 38% delle donne ha dichiarato di avere maggiore autonomia.

 
Tuttavia, alcuni dati emersi da questo report hanno evidenziato come lo smart working abbia oscurato le dinamiche sociali delle donne. Il 44% delle donne italiane che lavorano nel settore tech ha riscontrato delle difficoltà nel dividersi tra vita professionale e vita familiare.
Il 60% delle donne ha indicato, tra i motivi che ne hanno minacciato la produttività, gli impegni domestici, contro un 36% degli uomini.
Il 66% delle donne ha dovuto dividersi tra lavoro ed homeschooling, mentre negli uomini figura una percentuale del 37%.
Il 47% delle donne, infine, ha dovuto adattare maggiormente il proprio orario di lavoro, rispetto alla controparte maschile, per potersi occupare della famiglia.

In definitiva, il 47% delle donne ritiene che nel complesso gli effetti del COVID-19 abbiano in realtà ritardato, piuttosto che accelerato, la loro carriera.

La Dott.ssa Patricia Gestoso, Head of Scientific Customer Support presso BIOVIA, vincitrice del premio 2020 Women in Software Changemakers, e membro di spicco della rete di donne professioniste Ada’s List, ha commentato: “Gli effetti della pandemia non sono stati gli stessi per tutte le donne. Alcune hanno apprezzato la maggiore flessibilità di questa nuova modalità di lavorare così come la possibilità di evitare gli spostamenti da casa all’ufficio. Molte altre, invece, hanno ammesso di essersi sentite sull’orlo del burnout. È fondamentale che le aziende diano supporto alle proprie dipendenti in questo senso.
L’altro significativo trend emerso durante la pandemia è stato la coesistenza all’interno della stessa azienda di dipendenti che lavoravano esclusivamente da casa e dipendenti che si alternavano tra lavoro da remoto e lavoro in presenza. Questo ha rappresentato una sfida per le donne che hanno lavorato esclusivamente a distanza poiché avendo meno accesso al top management presente in ufficio potrebbero non essere state prese in considerazione per quel tipo di incarichi che consentono una promozione. I datori di lavoro dovrebbero tener conto di questi svantaggi e organizzarsi di conseguenza per ridurli al minimo.”

Questi esempi di disparità sociale non sono solamente relativi al mondo tech, ma si possono notare anche in altri ambiti lavorativi. Il 37% delle donne italiane che lavora nel mondo tech (rispetto al 23% degli uomini) ritiene che lavorare in un ambiente di lavoro paritario offrirebbe maggiori opportunità di carriera mentre il 46% considera il lavoro a distanza come il modo ideale per raggiungere una parità di genere.

Merici Vinton, Co-fondatrice e CEO di Ada’s List ha aggiunto: “Le aziende dovrebbero dimostrare, attraverso cultura e politica aziendale, di poter garantire ai dipendenti con figli, di entrambi i generi, la flessibilità di cui hanno bisogno durante e dopo la pandemia. Le imprese dovrebbero capire che il modo con cui si presentano è molto importante. Avere donne alla guida o che ricoprono un ruolo di portavoce e team composti da una maggioranza di quote rosa è un buon modo di dimostrare che nella loro azienda c’è spazio anche per le donne. Infine, ci sono molte aziende di successo che collaborano con organizzazioni femminili esterne che si dimostrano fonte di grandi stimoli, ispirazione e che sono in grado di dare una marcia in più alle aziende.”

Evgeniya Naumova, Vice Presidente della Global Sales Network di Kaspersky, ha concluso: “Se il mondo della tecnologia prendesse l’iniziativa garantendo un ambiente più flessibile ed equilibrato per le donne, sono certa che diventerebbe la norma più rapidamente aumentando anche le probabilità che si inneschi un ulteriore sviluppo anche nelle dinamiche sociali. Come sempre non cambierà tutto da un giorno all’altro, ma ci sono segnali che indicano che le donne si sentono più legittimate ad esigere un cambiamento. Guardando al futuro, noi come azienda, dobbiamo proseguire su questa strada, prendere i lati positivi del lavoro flessibile e fare da catalizzatore per un cambiamento sociale ad ampio raggio.”