Ionta, verso carceri “pesanti” e “leggere”

Paola Fusco

 Sarà basato sulla distinzione di carceri “pesanti” e “leggere”, tenendo conto della pericolosità dei detenuti, il piano che il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, da poco nominato commissario straordinario per l’edilizia carceraria, sta predisponendo, e che dovrà mettere a punto entro i primi di maggio. “È un equilibrio difficile quello tra trattamento e sicurezza – premette Ionta, tenendo una conferenza sul tema alla Scuola di perfezionamento per le Forze di Polizia – ma è una sfida che va affrontata e vinta”. L’occasione è proprio la legge che gli ha conferito poteri speciali, mentre le carceri sono sempre più sovraffollate (oltre 60mila detenuti contro un limite regolamentare di 43mila posti letto). Fermo restando il 41 bis (attualmente scontato da circa 600 detenuti che si ipotizza di concentrare in due o tre istituti ad hoc), Ionta ritiene che gli attuali circuiti penitenziari possano essere ridotti essenzialmente a due: carceri pesanti per detenuti “particolarmente pericolosi che hanno commesso crimini con violenza” (attualmente ce ne sono circa 8mila in regime di alta sorveglianza); penitenziari leggeri per i non pericolosi. Nel primo caso i detenuti “devono avere misure di sicurezza particolarmente elevate”, mentre nel secondo “bisogna aprire di più gli spazi di socialità all’interno del carcere, facendo sì che la cella diventi solo un luogo di riposo, e comunque senza rinunciare al controllo della polizia penitenziaria. La sfida – conclude Ionta – è trasformare il carcere da non luogo a luogo di identità. Ed è una sfida che
penso di poter vincere”.