A soffrire di insicurezza, fuori e dentro casa, sembrano essere soprattutto gli ultra 64enni, le donne, i modestamente istruiti, i residenti nei comuni con oltre 100mila abitanti del sud Italia e delle isole.
Su una scala da 1 a 10, in che misura lei si dichiara sicuro nella sua casa e nella sua città?’ Ben l’11% e addirittura il 27% degli intervistati considera basso/bassissimo il livello di sicurezza percepito rispettivamente nella propria casa e nella propria città. Complessivamente, il campione degli 801 capifamiglia intervistati nel maggio 2011 dall’Osservatorio Sicurezza IVRI- ISPO nell’ambito dell’indagine‘Gli Italiani tra senso di sicurezza e percezione del rischio’ (che nel suo complesso prende in considerazione anche l’atteggiamento di commercianti e di amministratori comunali) si distribuisce su un indice che vede il 43% collocarsi nella fascia di “alta sicurezza percepita” sia in casa che in città, il 33% nella fascia “debole” e il 17% nella fascia di “forte insicurezza”.
L’indagine porta a classificare gli Italiani in 5 tipologie, in misura del loro tasso di serenità: I “cuor di leone” (ovvero i capifamiglia che, dall’indole protettiva, si sentono maggiormente sicuri): ammontano al 53% e sono soprattutto maschi (63%), di età compresa tra i 18 e i 44 anni (61,5%), imprenditori e dirigenti (70%), laureati (61%), che vivono in un nucleo familiare di 4 o più persone. I cuor di leone sono ben distribuiti lungo tutto lo stivale, in comuni di tutte le dimensioni. I “sereni” (coloro che non hanno particolari motivi per sentirsi preoccupati): sono il 16%, uomini e donne quasi equamente ripartiti, tra i 45 e i 64 anni, casalinghe nel 21,6% dei casi, mediamente istruiti e perlopiù inseriti in nuclei familiari di 2 o 3 persone. Anche questa categoria è ben distribuita sul territorio in comuni di tutte le dimensioni. I “cuor di coniglio” (i più timorosi in assoluto anche in virtù delle loro caratteristiche anagrafiche e abitative): sono il 13% dell’universo rappresentato e si concentrano soprattutto nelle città di oltre 100.000 abitanti. Sono in prevalenza ultra65enni (20,5%), pensionati (18,5%), con scarsa/elementare istruzione (23,6%). I “guardinghi” (i diffidenti per natura che tengono sempre ben alzate le antenne del pericolo): questo 12% di italiani si rintraccia soprattutto tra i 55-65 e oltre (33%), ha impieghi professionali diversi, ha un titolo di studio di scuola media. Abitano un po’ dappertutto. I “preoccupati” (tutti coloro che vivono i timori oggettivi con un’enfasi soggettiva): ammontano al 6% degli italiani e sono specialmente donne residenti in comuni piccoli o piccolissimi (8%) o, al contrario, nelle grandi città (8,5%). Il loro nucleo familiare si compone mediamente di 3 persone e hanno un’età compresa tra i 45 e i 54 anni. Ma quali sono le situazioni e i momenti in cui l’insicurezza viene avvertita in modo particolare?Il 48% degli intervistati dichiara di accusare timori e paure soprattutto nei periodi in cui le città tendono a spopolarsi, il 41% quando la casa si svuota per vacanza e si teme il rischio di intrusioni, il 37% durante la notte, il 34% quando si è in casa da soli e il 19% quando si è in casa con la famiglia.
In particolare, il 41% degli 801 intervistati giudica utile (probabilmente o sicuramente) il servizio di “pronto intervento su allarme”, il 39% quello di “telesoccorso” e il 34% il “pronto intervento su allarme con tenuta delle seconde chiavi” e la percentuale aumenta significativamente – passando rispettivamente al 64, 56 e 61% – quando a rispondere sono soggetti che hanno conoscenza diretta dei servizi e in particolare le donne 35-54enni residenti in centri tra i 50 e 100mila abitanti.
Tuttavia, è contenuta la quota di famiglie italiane che dichiara di essere in possesso di un sistema di allarme collegato a una centrale operativa (17%).