Joe Biden avverte Xi: Taipei non è Kiev, pronti ad un intervento diretto

Lorenzo Della Corte

Se la Cina tenterà una sortita militare nei confronti di Taiwan, gli Stati Uniti non si limiteranno alla fornitura di materiale bellico come in Ucraina. L’esercito statunitense è pronto ad intervenire in difesa dell’integrità territoriale di Taipei.

Queste sono state le parole del presidente Biden che, nel corso della conferenza congiunta con il premier nipponico Fumio Kishida, ha risposto a un cronista che ha domandato al presidente se gli Stati Uniti sarebbero pronti ad intervenire militarmente in difesa di Taipei qualora la Cina decidesse di intraprendere un’azione militare nei confronti dell’isola di Taiwan. 

La risposta del presidente è stata diretta e risoluta: «sì, questo è un impegno che abbiamo preso». Biden ha poi proseguito: «siamo d’accordo con la politica dell’unica Cina, ma l’idea che possa essere presa con la forza, non è appropriata», Pechino, infatti, secondo l’inquilino della Casa Bianca sta «flirtando con il pericolo».

La risposta cinese non si è fatta attendere e, avvertendo Washington di giocare con il fuoco, ha specificato che qualora il Pentagono dovesse utilizzare la carta di Taiwan ne rimarrebbe scottato.

«La Cina non ha spazio per compromessi», ha confermato il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ribandendo che «nessuno dovrebbe sottovalutare la forte determinazione, la ferma volontà e la forte capacità del popolo cinese di difendere la sovranità nazionale e l’integrità territoriale».

Biden si trovava a Tokyo per presentare l’IPEF, ovvero l’Indo-Pacific Economic Framework, una nuova piattaforma economica volta a contenere l’espansionismo commerciale cinese e ribadire la presenza americana in quest’area che, da diversi anni, è divenuta il quadrante strategico di riferimento dell’impero statunitense.

Di questo ambizioso piano d’investimenti e di rafforzamento regionale fanno parte, oltre agli Stati Uniti d’America, Australia, Brunei, India, Indonesia, Giappone, Corea del Sud, Malesia, Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam.

Le dichiarazioni del presidente Biden, chiaramente, hanno avuto una profonda eco, comportando qualche acredine in più tra le prime due potenze mondiali e a poco è servito il chiarimento del capo del Pentagono Lyod Austin che ha voluto precisare che «la politica americana sulla “Cina unica” non è cambiata. Il presidente Joe Biden ha solo sottolineato il nostro impegno a fornire a Taiwan i mezzi per difendersi».

I leader si stuzzicano e le pedine si muovono, il futuro è tutto da scrivere.