L’uomo e gli uomini. La sfida della democrazia

Lorenzo Della Corte

La crisi di governo provocata da Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, e le conseguenti dimissioni presentate dal premier Draghi, ma immediatamente rifiutate dal Presidente della Repubblica Mattarella, hanno scosso non solo la Penisola, ma gran parte della politica internazionale alzando decisamente, in un’estate già colma di temi incandescenti, il termometro politico.

Se da un lato i rappresentanti dell’Unione Europea, nonostante un’abitudine alle giravolte italiche, non potevano immaginare che il sistema politico italiano potesse riuscire financo a fagocitare un uomo della levatura e del carisma di Mario Draghi, dall’altro lato della cortina d’acciaio la notizia è stata presa in maniera al quanto diversa e con meno stupore.

Uno dei primi a commentare la crisi del governo Draghi è stato, attraverso i propri canali social, Dimitrij Medvedev. L’ex presidente della Federazione Russa ha esultato per lo strappo avvenuto in seno alla maggioranza governativa italiana e ha, altresì, commentato in maniera sarcastica la faccenda, sottolineando come le dimissioni di Boris Johnson prima e quelle di Mario Draghi poi siano solo l’inizio di un prossimo sfaldamento del fronte antirusso.

Il sarcasmo utilizzato da Medvedev nel chiedersi «chi sarà il prossimo?» non è un pensiero estraneo a buona parte dell’opinione pubblica russa. Il tramonto dell’Occidente, per i fedelissimi del presidente Putin, non è solo un capolavoro della letteratura tedesca, ma è divenuto negli anni un pensiero concreto, una prossima realtà. Infatti, per il Cremlino è un leitmotiv ricorrente quello che ritiene il modello occidentale ormai in una fase di decadenza inesorabile. A tal proposito, si ritiene che l’Operazione speciale non solo sancirà il ritorno del figliol prodigo all’interno della casa materna, ovvero la riunificazione della “piccola Russia” con la “Santa madre Russia”, ma che, soprattutto, lo scontro in atto decreterà la fine di una prassi politica democratica ormai obsoleta e ormai prossima alla dissoluzione poiché priva di ogni slancio vitale.

La crisi dell’Occidente è tema discusso sia all’interno dei nostri confini, sia al di là di essi, ma se da un lato il dibattito è teso al superamento di una delle più grandi conquiste della civiltà occidentale, dall’altro il dibattito pubblico deve ampliarsi, non limitandosi a considerare la democrazia un mero meccanismo procedurale, bensì costruendo un discorso collettivo volto all’ampliamento di quella dote di valori da preservare e accrescere.

In questo momento di crisi politica, energetica e ambientale, in cui il senso di responsabilità latita e non si vedono atlanti su cui poter fare affidamento, è compito degli elementi vitali della società non cedere alla tentazione del disinteresse, alla vacuità del menefreghismo, al disinnamoramento per quel bagaglio culturale e valoriale che ci ha permesso di vivere in un paese pieno di imperfezioni, ma che, checché se ne dica o si voglia credere, è un paese libero.

Non è e non sarà l’ora più buia della democrazia, ma è in questo crepuscolo che non bisogna lasciarsi affascinare dalle tenebre della disillusione. È in tempi come questi che è opportuno rammentare le parole di De Ruggiero che, in un momento carico di ansie e di speranze, scrisse sulle pagine de La Nuova Europa: «durante la recente crisi ho sentito qualcuno lamentare la mancanza di un Uomo capace di risolverla. È uno stato d’animo contro cui bisogna reagire energicamente fin dall’inizio. […] A coloro che ancora non hanno imparato la lezione io vorrei dire: badate, l’Uomo che voi mostrate di desiderare non è che un divoratore di uomini e ciò che a noi realmente manca non è l’Uomo, ma sono gli uomini che quello ha divorato. Il giorno in cui le vostre cure saranno rivolte a formare e a porre in luce gli uomini al plurale, con le loro particolari capacità e attitudini, con la loro disposizione a collaborare e a discutere sul piede di una benintesa eguaglianza, quel giorno sarete sulla via della guarigione dai passati mali e, insieme, della creazione di un regime democratico».

Cos’è, dunque, la democrazia, se non una tensione concentrica di volontà distinte verso un bene comune, quest’onere condiviso di costruire, passo dopo passo, una società più libera, giusta e tollerante? Necessitiamo di uomini e donne, non di un uomo solo. Questa è la democrazia.