Marina Militare: ritrovato il relitto del piroscafo “Postale Tripoli”

Michele Paese

Ritrovato il relitto del piroscafo “Postale Tripoli”, affondato nella notte tra il 17 e il 18 Marzo 1918 da un siluro tedesco mentre faceva rotta tra il Golfo degli Aranci e Civitavecchia. Perirono circa 300 persone, tra cui parte della Brigata Sassari. L’attività di ricerca, inserita nel programma di collaborazione fra Marina Militare ed il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT) nell’ambito del Progetto Commemorazione della Prima Guerra Mondiale, ha consentito la localizzazione di un relitto a 20 miglia da Capo Figari, adagiato su un fondale di circa 1000 metri di profondità, correlabile con quello del Piroscafo Tripoli.

Grazie all’impiego di sistemi di ultima generazione è stato possibile condurre attività di ricerca ad alte profondità. Le considerevoli prestazioni dei sensori imbarcati sul AUV (Autonomous Underwater Vehicle) HUGIN 1000, di cui l’Unità è stata di recente dotata, hanno permesso di esplorare un’area di circa 4 miglia quadre a largo del golfo di Olbia, con un ottimo livello di definizione.

La Marina Militare, attraverso l’impiego dei  Cacciamine, svolge costantemente attività di monitoraggio e mappatura del fondale marino al fine di individuare possibili relitti, ordigni bellici inesplosi o altri ostacoli sommersi che possano compromettere la sicurezza della navigazione.

Il cacciamine Vieste è una Unità della Classe Lerici, equipaggiata con sistemi ed apparecchiature che consentono di determinare, con precisione, la presenza sul fondale marino di mine e di oggetti di diversa natura e dimensioni.

Questa tipologia di Unità, che imbarca anche un nucleo di palombari, è dotata di camera iperbarica e consente un’ampia versatilità operativa che si può definire duale, proprio per il suo doppio impiego sia  nel campo militare che a supporto dell’intera collettività civile nella ricerca e monitoraggio ambientale od anche nella ricerca e soccorso.

Nave Vieste è stata di recente sottoposta ad un programma di ammodernamento, divenendo la prima Unità della Marina Militare ad essere equipaggiata con un veicolo autonomo di ultima generazione, capace di effettuare ricerche su alti fondali.