McAfee, le insidie sul web pericolose come alcol e droga

Paola Fusco

Secondo la nuova ricerca pubblicata da McAfee circa due terzi delle mamme con figli adolescenti negli Stati Uniti sono preoccupate della sicurezza online dei propri figli – a causa di possibili e-mail pericolose o dell’adescamento da parte di malintenzionati del web – in pari misura, o persino di più, della guida in stato di ebbrezza (62%) e della sperimentazione di droghe (65%). Un timore purtroppo fondato poiché la ricerca ha rivelato che il 52% degli adolescenti ha dato informazioni personali online a persone che non conosce, il 34% delle adolescenti ha affermato di aver fornito una fotografia o la propria descrizione fisica a sconosciuti. “Come padre di tre figli sono preoccupato dell’attività e degli incontri che i miei ragazzi possono fare online”, ha affermato Dave DeWalt, presidente e Ceo McAfee. “Nonostante siano stati compiuti progressi negli ultimi dieci anni per combattere i pericoli online, i rischi restano una questione reale per i nostri bambini. L’educazione è un elemento chiave dell’iniziativa di McAfee recentemente annunciata per combattere il Cybercrime, perché sappiamo che una maggiore informazione per i genitori significa una maggiore sicurezza per i bambini online”. La ricerca condotta da Harris Interactive per McAfee su un campione di oltre 1000 mamme statunitensi con figli di età compresa tra i 13 e i 17 anni, e su ragazzi della stessa fascia di età, offre numerosi spunti sui timori delle mamme e sul comportamento degli adolescenti su Internet. Il 58% per cento delle madri non crede che le istituzioni stiano facendo abbastanza per la sicurezza dei bambini on-line. E le mamme non considerano più la camera dei propri figli come un luogo sicuro – il 44% ha affermato di essere preoccupata della sicurezza dei figli quando navigano su Internet nella loro stanza senza il controllo di qualcuno, e una su quattro (24%) è più preoccupata di cosa fa il proprio figlio online rispetto a quando è fuori casa. Quando si tratta del comportamento online dei propri figli, la preoccupazione principale del 58% delle madri è rappresentata dalla condivisione di troppe informazioni personali. Lo studio ha scoperto che il 72% delle madri si basa su un accordo verbale con i propri figli e il 48% ha ammesso che non sa cosa fanno realmente online. Il 63% dei ragazzi ha dichiarato di sapere come nascondere ai genitori l’attività online, i 43% chiude o riduce a icona il browser all’avvicinarsi di un genitore, il 32% cancella la cronologia di ricerca appena finito di utilizzare il computer, il 16% crea indirizzi e-mail o profili di social networking privati e l’11% sblocca o disabilita il parental control o i filtri dei genitori. Il 52% dei ragazzi ha dato informazioni personali online a qualche sconosciuto, comprese foto personali e/o descrizioni fisiche (24%). Il doppio delle ragazze adolescenti ha condiviso le foto o le descrizioni fisiche personali online rispetto ai ragazzi coetanei (34% delle ragazze contro il 15% dei ragazzi). Il 20% dei ragazzi è stato protagonista di comportamenti bullismo online, compresa la pubblicazione di informazioni non veritiere o offensive, o immagini imbarazzanti, diffondendo voci e pettegolezzi e il 9% ha utilizzato Internet per imbrogliare i professori. Quindi, cosa sono disposte a fare le madri per mantenere un occhio proattivo sull’attività online dei propri figli? Per riuscire a tenere traccia di ciò che i loro ragazzi fanno sul web, un quarto (26%) delle mamme ha detto di aver fatto “richiesta di amicizia” al proprio figlio su un sito di social networking, ma molte mamme procedono in incognita per controllarli. Il 59% ha dichiarato di controllare la cronologia del browser del proprio figlio quando effettua ricerche su Internet, e il 15% utilizza un programma software per controllare quello che i propri bambini fanno online.
Molti adolescenti rimarrebbero negativamente colpiti da questo tipo di tattiche ritenute sleali. Un quarto ne sarebbe turbato (24%), uno su cinque si sentirebbe ferito (19%) e il 34% si sentirebbe offeso scoprendo la madre a tener traccia di ciò che fanno online a loro insaputa o senza il loro permesso. Lo studio rientra in una nuova iniziativa McAfee per l’educazione che intende aiutare le mamme a stare al passo con gli ultimi pericoli online e a insegnare a bambini e ragazzi come navigare al sicuro su Internet attraverso gli appuntamenti con Tracy Mooney, la prima mamma paladina della sicurezza online, una vera e propria “Chief Cyber Security Mom”, e con Parry Aftab, avvocato e scrittore in qualità di primo “Family Internet Safety Advisor”.  Riconoscendo che l’educazione è importante almeno quanto la tecnologia, McAfee annuncia che Tracy Mooney, di Chicago, mamma di tre figli, è stata scelta come prima mamma paladina della sicurezza informatica investendola del titolo di “Chief Cyber Security Mom”. "A volte mi sono sentita sopraffatta nel tentativo di tenere il passo con tutte le novità che i miei bambini possono fare su Internet", ha detto Mooney. "Ci sono un sacco di informazioni là fuori, i genitori hanno solo bisogno di sapere dove andare a trovarle. I bambini vogliono rompere le regole e superare i limiti, ed è giusto dar loro il giusto spazio e la privacy. Penso sia utile agire in anticipo, insegnando loro come comportarsi in maniera responsabile e sicura on-line, proprio come insegniamo loro a comportarsi nella vita reale." In qualità di mamma che si rivolge in prima persona ad altri genitori, la signora Mooney, che ha recentemente partecipato al McAfee "S.P.A.M. Experiment", fornirà informazioni semplici e consigli alle madri preoccupate attraverso la sua pagina Web al sito www.mcafee.com/mom. Incontrerà inoltre altre mamme e rappresentanti di istituzioni e enti governativi sul tema della sicurezza on-line nelle scuole e in varie comunità. "Proprio per la mia esperienza di madre di tre figli di 17, 12, e 4 anni e ½, incredibilmente attivi on-line, so quanto sia facile per i vostri ragazzi mettersi in pericolo sul web", ha detto la signora Mooney. "L’anno scorso, ho scoperto che mio figlio riceveva messaggi minacciosi. Tale esperienza mi ha fatto iniziare un cammino per imparare di più su ciò che è necessario fare come genitore per tenere i miei ragazzi al sicuro dai pericoli del web".