Milano, dopo la clamorosa fuga di un detenuto sospetto jihaidista dall’ospedale la dura accusa del SAPPE

redazione

Dopo la clamorosa evasione un detenuto straniero, questa notte, dall’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, è dura la protesta del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che parla di “evasione annunciata”.
“L’uomo, un detenuto marocchino di 40 anni circa definitivo per reati di droga con fine pena 2032, ristretto presso il carcere di Milano Opera, monitorato perché fondamentalismo islamico, era stato portato in ospedale per accertamenti”, spiega Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “E’ una evasione annunciata, frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria sulle condizioni di sicurezza e l’inadeguatezza dei costanti e continui ricoveri in ospedali di detenuti, tanto più se pericolosi perché integralisti e fondamentalisti religiosi, anche quando probabilmente non vi è alcun pericolo di vita del ristretto. Da quando il Governo Prodi cancellò, con il Sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, la sanità penitenziaria, i medici che lavorano in carcere non sono esperti di dinamiche penitenziarie e, per mettersi al riparo di eventuali responsabilità personali, dispongono l’avvio in Ospedale di ogni detenuto che si lamenta, anche se poi nella struttura pubblica vengono classificati spesso codici verdi o bianchi, ossia senza alcuna priorità. Ovvero il loro invio in ospedale non era affatto urgente. Perché, poi, anche il detenuto evaso non è stato mandato in un Ospedale con una sezione detentiva, che quindi avrebbe potuto fruire di condizioni di sicurezza e detenzione ben più sicuri di un qualsiasi Reparto ospedaliero?”.
“Tutte queste evasioni hanno responsabilità ben precise. Cercate i colletti bianchi. Ora bisogna catturare l’evaso ma il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Abbiamo registrato un numero di evasioni incredibili, da istituti e da mancati rientri, in pochissime settimane”, aggiunge. “Quel che denuncia il SAPPE da tempo si sta clamorosamente verificando ogni giorno: ossia che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, dall’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, dalla mancanza di personale – servono almeno 8.000 nuovi Agenti rispetto al previsto, e sono state autorizzate solamente 305 nuove assunzioni… -, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento?”.
Capece è netto nella denuncia: “Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, e le costanti e continue evasioni ne sono la più evidente dimostrazione . Sono state tolte, ovunque, le sentinelle della Polizia Penitenziaria sulle mura di cinta delle carceri, e questo è gravissimo. I vertici dell’Amministrazione Penitenziaria e quelli della Giustizia Minorile e di Comunità hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e queste sono le conseguenze. E coloro hanno la responsabilità di guidare il Ministero della Giustizia si dovrebbero dimettere dopo tutti questi fallimenti”.
Capece denuncia infine“una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, ma che assolvono al meglio ai difficili compiti di trasporto dei detenuti ed alla loro sorveglianza se ricoverati in ospedale”.