MindMetre, un report sulle infezioni correlate all’Assistenza

Roberto Imbastaro

La ricerca valuta il livello di consapevolezza pubblica nei confronti delle ICA, come queste possano influenzare la scelta di un ospedale ed esplora la  propensione dei cittadini italiani nello sporgere denuncia nel momento in cui contrasse un infezione dovuta a questo specifico caso di malasanita’.

 

Il 91% dei cittadini ha dichiarato che, se venisse a conoscenza della scarsa reputazione del proprio ospedale locale per quanto riguarda la riduzione di casi di ICA, insisterebbe per essere trasferito in un ospedale di valutazione piu’ elevata:

·         L’89% ha dichiarato di essere disposto a viaggiare 30 km per essere curato in un ospedale più sicuro

·         Il 96% ha affermato che adirebbe vie legali in caso di contrazione di una ICA dovuta ad atti di negligenza dell’ospedale o a livelli scadenti di cura o igiene

Con l’implementazione, quasi 20 anni fa, di finanziamenti basati sulla mole di attività, il Ministero della Salute italiano si è prefisso di mettere in atto un piano di efficienza dei costi ospedalieri. Con l’attribuzione dei fondi basata sul numero di procedure eseguite dagli ospedali e sul volume di pazienti trattati, sia il Servizio Sanitario Nazionale (SSN)[i] che le autorità sanitarie regionali, hanno voluto porre l’enfasi su un sistema di finanziamento mirato alle attivita’ di assistenza più equo e appropriato.

Sin d’allora, la più diffusa pubblicazione di svariate statistiche sulla performance degli ospedali in materia di sicurezza, come il Piano Nazionale Esiti (PNE) sviluppato dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali ( una piattaforma online che fornisce informazioni ai pazienti[ii]) ha consentito alle aziende sanitarie di attirare più pazienti (e relativi fondi), grazie alla riduzione delle ICA, favorendo dunque l’ampliamento delle loro attività, capacità e strutture. La ricerca evidenzia che la diserzione dei pazienti dal loro fornitore sanitario locale potrebbe avere un grave impatto sul modello economico dell’ospedale, spingendo di conseguenza i dirigenti ospedalieri ad investire nella riduzione delle ICA in misura maggiore rispetto ad altre priorità di spesa.

Nel 2013, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha rivelato che i casi riscontrati di ICA in Italia erano pari al 6,3%, ovvero superiori al 5,7%, percentuale della prevalenza europea in un dato giorno. 

 

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Il tasso è rimasto essenzialmente immutato sin dal 2004, quando un sondaggio nazionale sulle ICA ha evidenziato una prevalenza del 6,7%. Il rapporto dell’ECDC ha svelato che le unità di terapia intensiva italiane mostravano tassi di prevalenza particolarmente elevati per alcune delle infezioni più comuni.

La prevenzione delle ICA appartiene al nuovo Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018 del Ministero della Salute. A seguito di tale piano, sono state annunciate, tra le altre, misure incentrate sul rafforzamento dei programmi di igiene e sulla riduzione dell’uso di antibiotici.