Montagna: 1.200 interventi della Forestale nel 2010

Paola Fusco
Nel corso degli ultimi anni è cresciuto il numero degli amanti dell’alta quota, ma è aumentato anche quello delle vittime da valanga e degli incidenti legati alle nuove attività sportive come lo snowboard e l’ escursionismo con le racchette da neve. Sono stati quasi 6 milioni gli italiani, riferisce una nota del Corpo Forestale dello Stato, che nel 2010 hanno affollato le localita’ montane e sciistiche d’ Italia da gennaio a marzo e di questi, circa 3 milioni hanno trascorso una settimana bianca, segnando una crescita secca del 40 per cento rispetto al 2009. Ma non e’ solo il numero degli appassionati della montagna ad essere in crescita, purtroppo e’ aumentato nel corso degli ultimi anni anche il numero delle vittime da valanga. Negli ultimi 25 anni in Italia, su oltre 2 mila persone travolte da slavine, ne sono morte 465, vale a dire che, su base annua, sono travolte in media 85 persone, di cui ne muoiono quasi 20. Nella stagione 2009/2010 si sono avuti 214 travolti da valanga, di cui 47 morti e 48 feriti e in quella in corso 2010/2011 sono 44 i travolti, 7 i morti ed 11 i feriti. Nel 2010 a livello nazionale sono stati registrati 26 milioni di passaggi sulle piste da sci, circa 250 mila passaggi al giorno, con punte di 1 milione di passaggi quotidiani durante i fine settimana. Gli incidenti hanno riguardato soprattutto la pratica di attivita’ sportive non controllate e sono aumentati quelli legati alle nuove tendenze degli sport invernali come lo snowboard o l’ escursionismo con racchette da neve. Il personale del Corpo forestale dello Stato ha effettuato lo scorso anno 1.230 interventi di soccorso sulle piste da sci, di cui 40 con l’ ausilio dell’ elisoccorso. Ogni intervento che preveda anche l’ impiego dei mezzi aerei ha un costo rilevante per la collettivita’ di circa 90 euro al minuto. L’ eta’ media degli infortunati e’ di 30 anni e i maschi sono risultati pari al 59 per cento dei feriti. Il numero di incidenti, inoltre, e’ strettamente correlato a quello delle persone presenti sulle piste e circa un terzo degli infortuni risulta piu’ alto tra le 11 e le 13 rispetto agli altri orari e nella settimana si concentra nel week-end. Sul ‘ banco degli imputati’, oltre a chi pratica sci fuori pista in condizioni di assoluta imprudenza provocando valanghe che travolgono i tranquilli sciatori di pista, ci sono anche i cambiamenti climatici e i loro effetti sull’ ambiente montano ed innevato. Negli ultimi anni, continua la nota del Corpo Forestale dello Stato, si e’ registrato un aumento generale della temperatura media di circa 1 grado centigrado, un innalzamento della quota dello zero termico di 150 metri, una riduzione del 50 per cento delle nevicate e dell’altezza media del manto nevoso sull’Appennino settentrionale e sulle Alpi centro-occidentali e un aumento dal 10 al 28 per cento delle nevicate e dell’ altezza media del manto nevoso sull’ Appennino centrale e sulle Alpi orientali. Significativo anche l’ aumento delle nevicate precoci e tardive nei mesi di dicembre ed aprile e la
diminuzione delle nevicate nel mese di febbraio. I risultati degli studi realizzati dal Corpo forestale dello Stato e dal Dipartimento di Climatologia di Ferrara evidenziano anche effetti importanti sulle condizioni del manto nevoso, sulle caratteristiche delle valanghe e sul grado di pericolo e rischio da
neve, effetti da verificare con ulteriori analisi e ricerche. In sostanza, c’ e’ un generale aumento dei principali fattori predisponenti l’ instabilita’ del manto nevoso e del pericolo valanghe specie sulla dorsale appenninica, come le precipitazioni nevose, l’ intensita’ del vento e i rialzi termici improvvisi anche durante i mesi piu’ freddi. Sempre piu’ frequenti le valanghe di tipo primaverile, anche in inverno, caratterizzate da neve bagnata e pesante, a lastroni e a debole coesione di fondo, provocabili con leggeri sovraccarichi come il passaggio di un singolo sciatore o escursionista.