Non abituarsi alla guerra, il Papa scrive a Kiev

Lorenzo Della Corte

Ogni quarto sabato di novembre il popolo ucraino ricorda l’Holodomor, il genocidio perpetuato dal regime sovietico ai danni della popolazione ucraina che, a causa delle collettivizzazioni forzate ordinate da Stalin, ha provocato milioni di morti. 

In memoria dell’Holodomor, Papa Francesco ha colto l’occasione per proseguire il proprio cammino verso la pace e ha indirizzato una lettera al popolo ucraino, donando forza e speranza ad una popolazione colpito dalle bombe, ma non piegata nella volontà di resistere.

Dopo nove mesi di sangue, orrore e crudeltà, durante i quali l’Europa è tornata a sentire sulla propria pelle tutto il dolore che può provocare uno confronto bellico, uno scontro fratricida, Francesco ha voluto far sentire tutta la propria vicinanza a Kiev e ai suoi abitanti.

«Il vostro dolore, è il mio dolore», scrive Francesco, e in questo «mare di male e dolore» il pensiero del Santo Padre è rivolto a tutti coloro che stanno pagando con la vita «l’assurda follia della guerra». Il Papa ha un pensiero per tutti: per i giovani «che per difendere coraggiosamente la patria [hanno] dovuto mettere mano alle armi anziché ai sogni che [avevano] coltivato per il futuro», per le donne «che [hanno] subito violenze e [portano] grandi pesi nel cuore », per gli anziani che «invece di trascorrere un sereno tramonto [sono stati] gettati nella tenebrosa notte della guerra», per i profughi e per gli sfollati «che si trovano lontano dalle loro abitazioni, molte delle quali distrutte», e, infine, per le Autorità che hanno l’onere di reggere il proprio paese in questo terribile momento e, soprattutto, hanno il dovere di trovare la chiave per prendere «decisioni lungimiranti per la pace e per sviluppare l’economia durante la distruzione di tante infrastrutture vitali, in città come nelle campagne».

In questa ora buia, in questo momento di smarrimento, l’invito del Papa è forte e determinato: «non ci si abitui alla guerra», perché soltanto attraverso la perseveranza e l’ardore dimostrato dal popolo ucraino che si potrà trovare una via per la pace che, seppur ora difficile, può e deve essere costruita e percorsa affinché gli orrori di oggi, non siano ripetuti domani.