Falso in atto pubblico, peculato e detenzione illecita di stupefacenti. Sono queste i reati contestati
dalla Procura di Napoli a otto poliziotti della squadra di polizia giudiziaria del commissariato di Secondigliano, arrestati questa mattina dalla Squadra Mobile al termine di indagini coordinate dalla
VII sezione della Procura. Altre nove persone sono finite in manette. "I provvedimenti restrittivi attengono a due filoni investigativi che presentano stretti profili di connessione", si legge in un comunicato stampa della Procura. Per i primi nove indagati "e’ stato ricostruito un ingente traffico di sostanze stupefacenti, che ha consentito di individuare i rifornitori (due persone residenti nel
Rione Traiano) e i soggetti che immettono sul mercato le sostanze stupefacenti nella provincia di Napoli (attivi a Villaricca e Frattamaggiore". "Si tratta di soggetti in parte gia’ noti – prosegue la Procura – per precedenti specifici in materia di traffico di sostanze stupefacenti e altri incensurati, tra cui anche donne, nei confronti dei quali sono stati eseguiti anche provvedimenti di sequestro di
beni. L’ altro filone investigativo, strettamente connesso al primo, coinvolge la squadra di polizia giudiziaria del commissariato Polstato di Secondigliano”. Le indagini, che hanno tratto spunto da un
episodio di arresto in flagranza di reato, "hanno consentito di accertare – scrive la Procura – che almeno in tre distinti episodi, relativi ad altrettanti arresti, la squadra di polizia giudiziaria ha
operato abusando dei poteri connessi all’ esercizio della funzione pubblica, appropriandosi di denaro (circa 15mila euro) e di sostanza stupefacente (del peso complessivo di oltre mezzo kg). In particolare dall’ ascolto delle utenze in uso agli indagati, e’ risultato che alcuni di essi intrattenevano rapporti con taluni soggetti che fornivano loro notizie confidenziali in ordine ad operazioni da
compiere".
"La ‘ ricompensa’ per le notizie da cui scaturiscono gli arresti
– continua la Procura – era costituita da parte del denaro e della
droga di cui i poliziotti si appropriavano nel corso delle attivita’
di servizio. Tali condotte avvenivano sotto gli occhi di chi subiva le
perquisizioni e veniva poi arrestato e indotto a firmare verbali di
sequestro attestanti fatti non conformi al vero. I falsi, oltre che
nei verbali di perquisizione, sequestro ed arresto, coinvolgono anche
atti direttamente delegati dalla autorita’ giudiziaria, e in
particolare alle attivita’ di trascrizione delle conversazioni
registrate in virtu’ di decreti di intercettazione ambientale,
abilmente ‘ depurate’ di ogni riferimento compromettente".
dalla Procura di Napoli a otto poliziotti della squadra di polizia giudiziaria del commissariato di Secondigliano, arrestati questa mattina dalla Squadra Mobile al termine di indagini coordinate dalla
VII sezione della Procura. Altre nove persone sono finite in manette. "I provvedimenti restrittivi attengono a due filoni investigativi che presentano stretti profili di connessione", si legge in un comunicato stampa della Procura. Per i primi nove indagati "e’ stato ricostruito un ingente traffico di sostanze stupefacenti, che ha consentito di individuare i rifornitori (due persone residenti nel
Rione Traiano) e i soggetti che immettono sul mercato le sostanze stupefacenti nella provincia di Napoli (attivi a Villaricca e Frattamaggiore". "Si tratta di soggetti in parte gia’ noti – prosegue la Procura – per precedenti specifici in materia di traffico di sostanze stupefacenti e altri incensurati, tra cui anche donne, nei confronti dei quali sono stati eseguiti anche provvedimenti di sequestro di
beni. L’ altro filone investigativo, strettamente connesso al primo, coinvolge la squadra di polizia giudiziaria del commissariato Polstato di Secondigliano”. Le indagini, che hanno tratto spunto da un
episodio di arresto in flagranza di reato, "hanno consentito di accertare – scrive la Procura – che almeno in tre distinti episodi, relativi ad altrettanti arresti, la squadra di polizia giudiziaria ha
operato abusando dei poteri connessi all’ esercizio della funzione pubblica, appropriandosi di denaro (circa 15mila euro) e di sostanza stupefacente (del peso complessivo di oltre mezzo kg). In particolare dall’ ascolto delle utenze in uso agli indagati, e’ risultato che alcuni di essi intrattenevano rapporti con taluni soggetti che fornivano loro notizie confidenziali in ordine ad operazioni da
compiere".
"La ‘ ricompensa’ per le notizie da cui scaturiscono gli arresti
– continua la Procura – era costituita da parte del denaro e della
droga di cui i poliziotti si appropriavano nel corso delle attivita’
di servizio. Tali condotte avvenivano sotto gli occhi di chi subiva le
perquisizioni e veniva poi arrestato e indotto a firmare verbali di
sequestro attestanti fatti non conformi al vero. I falsi, oltre che
nei verbali di perquisizione, sequestro ed arresto, coinvolgono anche
atti direttamente delegati dalla autorita’ giudiziaria, e in
particolare alle attivita’ di trascrizione delle conversazioni
registrate in virtu’ di decreti di intercettazione ambientale,
abilmente ‘ depurate’ di ogni riferimento compromettente".
La Procura sottolinea che "l’ indagine coinvolge anche altri
indagati” e che ” gli episodi accertati rappresentano solo una minima
parte di condotte reiterate espressive di spregiudicati quanto
sistematici metodi di esercizio abusivo delle funzioni pubbliche
attribuite ai pubblici ufficiali sottoposti a indagini".