La Polizia di Pescara, in collaborazione con la squadra mobile di Napoli, ha arrestato 12 persone indagate a vario titolo per i reati di usura e per alcuni anche per estorsione e sequestro di persona. L’attività d’indagine nasce dalla denuncia, presentata da un imprenditore della provincia di Pescara, costretto a dilapidare il patrimonio di famiglia (denaro e beni immobili) al fine di soddisfare richieste di prestito a tassi usurari del 30% mensile ad opera di rom e pregiudicati locali collegati a soggetti campani. Tutto è nato da una grave malattia del padre dell’imprenditore, con necessità di un urgente trapianto di fegato. I tempi di attesa per trovare un donatore sono però troppo lunghi (morirà dopo pochi mesi in una clinica romana) e così il figlio, alla ricerca di una soluzione, viene avvicinato da un truffatore della zona il quale racconta di avere amicizie all’interno di una clinica privata in Svizzera e che lì i tempi di attesa sarebbero stati brevissimi. Vengono richiesti 70.000 euro per l’intervento che l’imprenditore, la cui famiglia è proprietaria di numerosi beni immobiliari, non ha per mancanza di liquidità. Il truffatore propone di far ottenere all’imprenditore un finanziamento europeo per la sua attività commerciale dell’importo di circa 1.500.000 euro, per ottenere il quale sarebbe stato necessario versare 100.000 euro ad un funzionario di quella banca per “spese”. L’imprenditore non avendo tempo di vendere proprietà o ricorrere al sistema creditizio, si reca da due rom locali per ottenere in prestito la somma richiesta, che versa nelle mani del truffatore. Le richieste continuano al punto tale che l’imprenditore verserà circa 400.000 euro in varie tranche. I malviventi diventano proprietari dell’intero patrimonio di famiglia, compresi i locali delle due attività commerciali, valutato in oltre 2.000.000 di euro. In un caso l’imprenditore, che non riusciva a restituire la somma richiesta, è stato picchiato a Pescara, caricato a forza su di un’autovettura e portato a San Giorgio a Cremano (NA), ove veniva nuovamente percosso da uno degli indagati. L’imprenditore si è rivolto quindi alla Squadra Mobile di Pescara denunciando l’accaduto. La complessa attività d’indagine che ne è scaturita è stata supportata da un cospicuo numero di intercettazioni.
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