Pisa: detenuto straniero si suicida

Eugenia Scambelluri

 “E’ di poche ore fa la triste notizia della morte per suicidio di un detenuto nella Casa Circondariale di Pisa. Questa mattina tra le 5,30 e le 06,00 si è impiccato un detenuto cecoslovacco, che aveva un fine pena 2018 e si trovava in regime aperto e con un altro compagno nella cella. Verso le 5,30, il collega della Polizia Penitenziaria addetto alla sezione, durante un giro di controllo, lo ha visto sulla branda, dopodiche si è recato di sentinella dando il cambio ad altro collega. Quest’ultimo è arrivato nella sezione dopo circa una mezz’ora e nel corso del giro di controllo non ha visto il suddetto ristretto sulla branda. Insospettito ha svegliato l’altro detenuto che lo ha trovato appeso, con delle lenzuola, alla finestra del bagno. Nulla ha fatto presagire l’insano gesto del detenuto, anche in virtu’ del comportamento corretto dello stesso, sia nei confronti della restante popolazione detenuta che nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria. Purtroppo, nonostante il prezioso e costante lavoro svolto dalla Polizia Penitenziaria, con le criticità che l’affliggono,   non si è riusciti ad evitare  tempestivamente cio’ che il detenuto ha posto in essere nella propria cella”.

La notizia arriva dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria, per voce del leader Donato Capece.

Il sindacalista del SAPPE sottolinea che "negli ultimi 20 anni le donne egli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nellecarceri del Paese, più di 16mila tentati suicidi ed impedito chequasi 113mila atti di autolesionismo potessero avere nefasteconseguenze". Capece torna a sottolineare le criticità del sistema penitenziario: “Manca il personale di Polizia Penitenziaria e ogni giorno c’è una nuova criticità. L’Amministrazione Penitenziaria è ormai da diversi mesi senza un Capo Dipartimento e l’organico dei Baschi Azzurri è sotto di 7mila unità. La spending review e la legge di Stabilità hanno cancellato le assunzioni, nonostante l’età media dei poliziotti si aggira ormai sui 40 anni. Altissima, considerato il lavoro usurante che svolgiamo. Nonostante le affrettate rassicurazioni di chi va in giro a dire che i problemi delle carceri sono (quasi) risolti e non c’è più un’emergenza, i drammi umani restano, eccome, ed è quindi sbagliata la scelta del Ministero della Giustizia di cancellare i presidi di sicurezza penitenziaria in cinque importanti regioni come Calabria, Liguria, Umbria, Marche e Basilicata”.

 Non è pensabile chiudere strutture importanti di raccordo tra carcere, istituzioni e territorio come i Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria di Calabria, Liguria, Umbria, Marche e Basilicata” conclude Capece “a meno che non si voglia paralizzare il sistema  ed avere del carcere l’esclusiva concezione custodiale che lo ha caratterizzato fino ad oggi. Vuole il Governo Renzi essere ricordato per questo attacco ai presidi di sicurezza del Paese?”