Polizia Penitenziaria: ripreso a Firenze il servizio traduzioni

redazione

Dalle 12.00 di ieri il servizio traduzioni del Nucleo di Polizia Penitenziaria di Firenze è ripreso a pieno ritmo. Lo comunica la UIL PA Penitenziari, attraverso il Segretario Generale Eugenio SARNO

“ Il blocco delle attività di 72 ore del Nucleo Traduzioni di Firenze, causato dall’impossibilità di effettuare il pieno agli automezzi per mancanza di fondi, ha determinato la mancata presenza in varie aule di giustizia di 16 detenuti e si sono dovute rinviare ad altra data visite ospedaliere già disposte e prenotate per tre detenuti. Evidentemente sono state trovate le risorse necessarie per far ripartire gli automezzi, ma non sappiamo fino a quando sarà possibile garantire ciò. Quanto accaduto a Firenze – commenta Eugenio SARNO – è il più eloquente degli esempi  di quanto può accadere su scala nazionale se non si provvede immediatamente a finanziare i relativi capitoli di bilancio. Siamo di fronte ad un concreto rischio di  paralisi dell’attività giudiziaria“

Da tempo la UIL Penitenziari ha lanciato l’allarme sui conti in rosso dell’Amministrazione Penitenziaria e sul rischio di non poter garantire le ordinarie attività, tra cui le traduzioni. Così come non si manca di sottolineare come il sovrappopolamento determini un aggravio di lavoro anche per questo specifico settore

“ Per fornire una dimensione dei carichi di lavoro del personale di polizia penitenziaria impiegato presso il Nucleo Traduzioni di Firenze è utile sottolineare che dal 1 gennaio 2011 alla data di ieri il predetto NTP ha svolto 2413 servizi di traduzioni  mobilitando 4079 detenuti ( 3533 uomini e 546 donne) attraverso l’impiego di 9904 unità di polizia penitenziaria. Questi numeri  – sottolinea il Segretario Generale della UIL Penitenziari – sono anche chiaramente indicativi di come le scorte applicate alle traduzioni siano sempre sottodimensionate rispetto al vigente regolamento, anche quando i tradotti sono detenuti allocati nel circuito Alta Sicurezza o sottoposti al regime del 41-bis. Ciò evidentemente ha riflessi anche sull’ordine pubblico e pertanto il Ministro Palma e il Governo, nella sua collegialità, dovrebbero adoperarsi per sanare questo grave vulnus.  “

Come dimostrano alcuni incidenti stradali avvenuti di recente,  l’obsolescenza dei mezzi di trasporto della polizia penitenziaria è un aspetto da non sottovalutare in relazione a rischi per l’incolumità pubblica

“ Ripetiamo ancora una volta – denuncia SARNO – che la quasi totalità dei mezzi in dotazione alla polizia penitenziaria non è idonea al servizio cui vengono preposti, tanto che se fossero in uso a privati cittadini sarebbero oggetto di immediato fermo amministrativo.  La mancata manutenzione, l’usura dei sistemi frenanti e degli pneumatici sono fattori di grave rischio per il personale e  per gli stessi detenuti trasportati, come dimostrano alcuni recenti incidenti stradali . D’altro canto i nostri autoparchi sono zeppi di automezzi fermi in attesa di riparazioni (che non si effettuano per mancanza di fondi) e quelli in servizio sono oberati da un kilometraggio spropositato. Ad esempio al Nucleo Traduzioni di Firenze – informano dalla UIL Penitenziari – sono assegnati 30 automezzi di cui solo 11  disponibili (19 i guasti) e  il cui kilometraggio varia dai 213mila ai 350mila km. Non ci pare servano ulteriori commenti – chiosa SARNO – se non per ricordare che il personale di polizia penitenziaria non solo è costretto ad effettuare le traduzioni con scorte sottodimensionate e su mezzi potenzialmente pericolosi  quanto gli si negano persino le competenze economiche per i servizi prestati. Da circa diciotto mesi, infatti,  alla polizia penitenziaria non vengono erogate le spettanze per i servizi di missione. Vogliamo sperare che su questo fronte il Ministro Palma intenda impegnarsi per trovare una soluzione. Per quanto ci riguarda ribadiamo che le risorse necessarie a pagare le indennità di missione potrebbero trovarsi nel FUG (Fondo Unico Giustizia) i cui fondi, invece,  sono quasi esclusivamente impiegati per pagare le intercettazioni“