Poliziotto penitenziario si suicidia a Trapani

Redazione

“Siamo sgomenti e sconvolti alla notizia di un nuovo suicidio di un appartenente alla Polizia Penitenziaria. Un agente di Polizia Penitenziaria di 35 anni, in servizio nel carcere palermitano dell’Ucciardone, si è infatti suicidato poco fa nella sua abitazione di Trapani
. Questa tragedia avviene a pochi mesi dal suicidio di altri appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria a Formia, San Vito al Tagliamento, Battipaglia e Torino. E prima ancora altri tragici casi sono avvenuti a Mamone Lodè, Caltagirone e Viterbo. Nonostante tutte queste tragiche morti l’Amministrazione penitenziaria non ha fatto nulla per creare strutture di supporto psicologico al nostro Personale, quotidianamente impegnato in dure e difficili condizioni tali da determinare l’effetto burn out. Le responsabilità sono chiare. Piangiamo oggi la vittima di un’altra tragedia che ha sconvolto i Baschi Azzurri nell’indifferenza dell’Amministrazione penitenziaria.
Siamo impietriti per questa nuova immane tragedia immane. Ci stringiamo con tutto l’affetto e la solidarietà possibili al dolore indescrivibile dei familiari, degli amici, dei colleghi.”
E’ il commosso commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri.
Capece aggiunge: “Dal 2000 ad oggi si sono uccisi circa 100 poliziotti penitenziari, 1 direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e 1 dirigente regionale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza). Da tempo sosteniamo che bisogna comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere. L’Amministrazione penitenziaria, dopo la tragica escalation di suicidi degli scorsi anni – nell’ordine di 10/15 casi in pochi mesi! –, accertò che i suicidi di appartenenti alla Polizia Penitenziaria, benché verosimilmente indotti dalle ragioni più varie e comunque strettamente personali, sono in taluni casi le manifestazioni più drammatiche e dolorose di un disagio derivante da un lavoro difficile e carico di tensioni. Proprio per questo il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria assicurò i Sindacati di prestare particolare attenzione al tragico problema, con la verifica delle condizioni di disagio del personale e l’eventuale istituzione di centri di ascolto. Ma a tutt’oggi non sono stati colpevolmente attivati questi importanti Centri di ascolto e questa colpevole superficialità su un tema tanto delicato quanto importante è imperdonabile, se in poco tempo tanti appartenenti alla Polizia Penitenziaria si sono tolti la vita. Ed è grave che su un tema tanto delicato quanto il disagio lavorativo dei Baschi Azzurri ci sia così tanta superficialità. Chiediamo alla Ministro della Giustizia Paola Severino di farsi carico in prima persona su questo importante problema, anche chiedendo perchè l’Amministrazione Penitenziaria non ha fatto ancora nulla per contrastare il disagio lavorativo dei poliziotti penitenziari nonostante tutte queste morti.  Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: l’istituzione di appositi Centri specializzati in grado di fornire un buon supporto psicologico agli operatori di Polizia – garantendo la massima privacy a coloro i quali intendono avvalersene – può essere un’occasione per aumentare l’autostima e la consapevolezza di possedere risorse e capacità spendibili in una professione davvero dura e difficile, all’interno di un ambiente particolare quale è il carcere, non disgiunti dai necessari interventi istituzionali intesi a privilegiare maggiormente l’aspetto umano ed il rispetto della persona nei rapporti gerarchici e funzionali che caratterizzano la Polizia penitenziaria. Su queste tragedie non possono e non devono esserci colpevoli superficialità o disattenzioni!”