Polo Anticrimine Tuscolano della Polizia di Stato “Quanto condividi?”

redazione

Si è svolto, oggi, presso il Polo Anticrimine Tuscolano della Polizia di Stato, alla presenza del Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Franco Gabrielli, il convegno di presentazione dei risultati della ricerca scientifica realizzata dall´Università Sapienza di Roma e dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni con la collaborazione del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, sui pensieri, le emozioni e le convinzioni che i ragazzi esprimono quando si confrontano con i comportamenti illegali in rete.
L´attrazione tra giovani e nuove tecnologie è oramai inarrestabile: secondo i dati della ricerca, 9 ragazzi su 10 usano Instagram per comunicare tra loro, 6 su 10 hanno e usano giornalmente un profilo Facebook. È per stare insieme in rete, per socializzare e soddisfare la curiosità tipica dell´età che 6 ragazzi su 10 usano i social network, in contatto globale, 24 ore su 24, per 9 ragazzi su 10 sempre soprattutto attraverso gli smartphone.
Il rapporto tra giovani e tecnologia però non tarda ad esprimere tratti di forte criticità laddove produce fenomeni sorprendenti, complessi, sfuggenti a qualsiasi opera di classificazione definitiva come il cyberbullismo, la prepotenza cibernetica, l´adescamento on-line e il sexting.
Alcuni casi reali di cyberbullismo, adescamento in rete, sexting denunciati alla Polizia Postale e delle Comunicazioni sono stati trasformati in un questionario dove 2000 nativi digitali di età compresa tra i 13 e i 17 anni hanno espresso in forma anonima quali comportamenti considerano gravi, quali colpe attribuiscono alle vittime, quali adulti vorrebbero coinvolgere qualora fossero protagonisti di storie simili, e in ultimo quanto sanno comprendere effettivamente le conseguenze che alcune semplici azioni virtuali producono nella realtà.
Dalla Ricerca emerge che il web nell´immaginario dei ragazzi sembra ancora assomigliare ad una terra di nessuno, dove in 6 casi su 10 condividono immagini; in 2 casi su 10 diffondono video; in 6 casi su 10 scambiano messaggi e post. Si tratta di azioni così semplici da non essere da loro percepite come reati, considerate reversibili, legali e in grado di generare solo piccoli dolori alle vittime.
L´analisi dei dati ha evidenziato come gli adolescenti sembrino prendere le azioni online come un gioco privo di conseguenze: parole pesanti, indiscrezioni diffamatorie, aggressioni verbali in rete sembrano essere senza conseguenze per loro. Solo nel 36% dei casi i ragazzi delle scuole superiori dimostrano di comprendere correttamente che i video o le immagini postate abbiano un pubblico potenzialmente globale ed eterno quando vengono immesse in rete.
Più del 60% dei piccoli internauti crede erroneamente di poter limitare l´accesso ai contenuti che condivide sui social in modo definitivo, rispondendo alla domanda “il materiale che condividi a chi è accessibile?” scegliendo l´opzione “solo destinatario” e “solo utenti del social”.
Se si è vittima di reati on-line, i genitori per 7 ragazzi su 10 sono i primi a cui chiedere aiuto, soprattutto per i più giovani, mentre tra i più grandi ben 6 ragazzi su 10 cercano conforto nei coetanei e per 5 ragazzi su 10, indipendentemente dall´età, sono le Forze dell´Ordine la scelta elettiva per interventi di tutela.
Emerge una forte tendenza dei ragazzi a colpevolizzare la vittima quando questa corrisponde a richieste (“in fondo ha mandato lei le foto, ha condiviso lei i video”), la ritengono responsabile in prima persona del danno che subisce quando, diffondendo immagini personali, accetta implicitamente il rischio che siano viralizzate in rete. La vendetta per uno smacco virtuale è ammessa e non c´è molta comprensione per la sofferenza di chi viene umiliato, diffamato, deriso in rete.
L´insieme di queste importanti considerazioni provenienti dalla Ricerca ha orientato la definizione dei contenuti del toolkit per la formazione Safe Web: osservazione e azione per la protezione degli studenti in rete insieme alla Polizia di Stato. Si tratta di uno strumento pratico pensato per insegnanti, adulti determinanti nella vita dei ragazzi e vicini ai linguaggi dei giovani e che riassume la pluriennale esperienza di contatto diretto della Polizia Postale e delle Comunicazioni con vittime e autori di reati on-line, con le loro famiglie, con educatori e operatori della tutela dei minori.
Il toolkit Safe Web rappresenta un contributo pratico alla protezione dei ragazzi in rete poiché si concentra su importanti elementi informativi che riguardano:
o Leggi e articoli specifici del codice penale che sono stati sintetizzati, semplificati e resi comprensibili a tutti;
o Caratteristiche tecniche della rete e dei servizi social usati dai giovani che sono stati descritti perché potessero essere illustrati ai ragazzi nelle loro opportunità e nei rischi connessi;
o Fenomeni criminali che si alimentano grazie al web, dando vita ad emergenze sociali in cui i minori sono sia vittime che autori di reato, così come appaiono all´occhio della Polizia Postale che ne coordina il contrasto.
Il Toolkit illustra fenomeni allarmanti per gli adulti, purtroppo frequenti nell´esperienza dei ragazzi, come l´adescamento in rete nelle sue forme più attuali, il cyberbullismo così come declinato nella nuova Legge n. 71 del 29 maggio 2017, i disturbi alimentari condivisi in rete, l´autolesionismo e il gioco on-line come nuove forme di dipendenza psicologica virtuale, con una formula aperta alle integrazioni e alle novità e