Presa la “primula rossa” di Cartamika

Tiziana Montalbano

     Dopo mesi di indagini, la Guardia di Finanza di Padova ha individuato l’ultimo membro della banda che, a cavallo tra 2008 e 2009, ha truffato migliaia di persone con “Cartamika”, una carta di credito fasulla. Le Fiamme Gialle, con la collaborazione del Nucleo speciale frodi telematiche di Roma, avevano smantellato un’organizzazione delinquenziale che aveva “inventato” e immesso nel circuito commerciale una “miracolosa” carta di credito – denominata “Cartamika” – che prometteva 1000 euro di spesa a protestati e altri soggetti che non avevano alcuna possibilità di normale apertura di credito. Allora erano finiti in manette quattro dei cinque “inventori” dell’ingegnoso sistema truffaldino, ma le indagini, tra depistaggi, omertà dei complici e coperture, non hanno consentito al quinto anello della catena, la “primula rossa”, di farla franca. È stato acciuffato nei giorni scorsi quando militari in borghese lo hanno chiamato col suo vero nome e l’uomo, realizzato che ormai non c’era più nulla da fare, si è consegnato alla Giustizia. Un 32enne di Loreggia, solito usare le generalità di un ignaro “Massimo Vicentini”, alias con cui aveva addirittura concordato transazioni commerciali, sottoscritto contratti, preso parte fattivamente alla “voragine” da un milione di euro, ideando e realizzando la “speciale carta di credito” con l’unica finalità di arricchirsi frodando i 10.000 sottoscrittori. La truffa era semplice ma ben congegnata: “Cartamika” era un vero e proprio prodotto finanziario,  pubblicizzato su reti televisive con uno spot ammiccante (“1000 euro e 0 domande”) e su intere pagine a colori di quotidiani free-press e settimanali a larga diffusione. Venivano promessi 1.000 euro subito, con rimborso a scalare in piccole rate e fino a 36 mesi. Bastava pagare 105 euro e si riceveva “Cartamika” in busta chiusa a domicilio, in contrassegno. In un secondo momento sarebbe stato comunicato all’utente il codice di attivazione della carta. Potevano chiederla tutti: soggetti protestati, senza stipendio, classificati come “cattivi pagatori” o, comunque, privi dei minimi requisiti di affidabilità. Quello che i sottoscrittori non sapevano era che il postino aveva appena recapitato loro solo un pezzo di plastica variopinta: non veniva fornito nessun codice di attivazione o pin, né era possibile alcun utilizzo presso gli esercizi commerciali o i bancomat. I conti sono presto fatti: con 10.000 tessere a 105 euro l’una, era una truffa da oltre un milione di euro. Inizia così l’operazione “Carta nemica”: perquisizioni, sequestri, oscuramento del sito internet che pubblicizzava la “carta dei miracoli” e centinaia di truffati iniziano a presentare le denunce nelle caserme di tutta Italia. Ma non solo, svolgendo indagini a 360 gradi sulla consorteria criminale, gli investigatori ricostruiscono gli intrecci tra i componenti della banda, i loro “giri di denaro”, la creazione di società “di comodo” avviando anche contestuali verifiche fiscali. È così che si scopre che il sodalizio criminale ha già cominciato a far sparire i soldi, una parte del denaro, profitto del “raggiro”, viene addirittura fatta figurare come caparra nella compravendita di un “Cessna Citation 1”, un jet executive di lusso. Vengono pertanto sequestrati conti correnti e si sospetta che altre somme abbiano preso la via dell’estero, magari finendo nelle casse di qualche società anonima allocata nei famigerati “paradisi fiscali”. Infatti, uno dei principali protagonisti della vicenda è risultato essere tra nominativi presenti nella famigerata “lista Pessina”. Al riguardo, sono tuttora in corso indagini volte a individuare e sequestrare i patrimoni che lo stesso avrebbe trasferito all’estero, avvalendosi dei “preziosi servigi” resi dall’ormai famoso avvocato/notaio svizzero. Quando il quadro indiziario è ormai solido arrivano le ordinanze di custodia cautelare in carcere. Vengono arrestati in 3, mentre un quarto complice non si trova, è a Cuba ma viene braccato dal serratissimo controllo condotto dai Finanzieri. Rientra in Italia e si costituisce presentandosi direttamente presso la casa circondariale di Padova. È il 13 Luglio e manca ancora un tassello, il quinto uomo: S. B. vive a Loreggia, è italiano, incensurato. Il classico insospettabile che, per conto dell’organizzazione, procura contatti, sottoscrive accordi commerciali, appone la firma (rigorosamente falsa) in calce ai contratti con fornitori di servizi call center, mailing, internet provider. La fine della corsa spericolata del quintetto di “Cartamika” si conclude definitivamente con la notifica dell’obbligo di dimora. In questi giorni avrà inizio l’iter processuale della vicenda che vede come protagonista la banda di “Cartamika”. Il Tribunale, tra l’altro, dovrà pronunciarsi in merito al criterio e le modalità di restituzione alle persone truffate del denaro sequestrato.