Progetto Icaro: né carnefici né vittime

Riccardo Fraddosio

  Si è svolta nei giorni scorsi a Roma la premiazione degli studenti partecipanti al "progetto Icaro", la campagna per la sicurezza stradale promossa dalla Polizia di Stato e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dal Ministero dell’Istruzione e dall’Ania, con il contributo dell’Unicef e della Facoltà di Psicologia 2 della Sapienza. L’evento è alla nona edizione e si articola tramite corsi formativi per studenti neopatentati, spettacoli teatrali, creazione di spot che favoriscono la sensibilizzazione in merito a questi temi e interventi di personaggi famosi. Quest’anno era la volta del noto attore Max Giusti e del campione olimpico di pugilato delle Fiamme Oro, Roberto Cammarelle. E poi c’era il ct dell’Italia campione del mondo, Marcello Lippi, accolto da una platea di studenti delle scuole superiori con un applauso scrosciante. Quando ci si trova di fronte a iniziative del genere la prima domanda che viene spontaneo porsi è: servirà davvero tutto questo, o sarà l’ennesimo tentativo di limitare una strage, quella dei morti su strada, che nel nostro Paese miete ogni anno centinaia di vittime? Il 14 novembre a Roma la sensazione era che questa campagna non solo sarebbe servita a qualcosa, ma che, anzi, fosse una delle poche strade percorribili per fare fronte all’emergenza costituita dai ragazzi che muoiono sulla strada. Che coinvolgere i giovanissimi per sviluppare in loro una coscienza civica fosse la soluzione migliore, di gran lunga preferibile a quella della cieca coercizione che punisce senza spiegare. Tutto ciò si rifletteva nelle parole di Berardino, studente del liceo Avocadro di Torino: "Sono riconoscente verso tutti coloro che hanno organizzato questa campagna, perché finalmente ci hanno dato voce in capitolo rispetto al nostro futuro. A loro voglio fare una promessa: non saremo più né carnefici né vittime". O della professoressa Ginetta, del liceo Ipsia di Crotone: "Queste iniziative sono utili – ha detto, entusiasta –, perché i ragazzi hanno la possibilità di toccare con mano i problemi concreti della vita, e tutto ciò gli aiuta a comprendere che le azioni hanno sempre una conseguenza… Spesso, infatti, è proprio il loro essere astratti dalla concretezza dell’esistenza che li porta a commettere atti dissennati". Il comico Max Giusti nel suo applauditissimo intervento ha sintetizzato il pensiero dei presenti: "Non credo nei divieti – ha affermato –. Credo, piuttosto, in una filosofia di vita." Al termine dell’iniziativa sul palco sono saliti i promotori della campagna, tra cui il dottor Umberto Guidoni della fondazione Ania, uno degli ideatori dell’Ania Campus, iniziativa rivolta ai molti quattordicenni che, pur possedendo il patentino, spesso non sono a conoscenza dei fondamenti basilari del codice stradale. L’evento si è poi chiuso con la visione degli spot realizzati dai ragazzi degli otto licei più impegnati nella campagna, e con la dedica di questi ultimi a "tre amici che non ci sono più".