Protezione Civile: mercoledì Conferenza Regioni

la redazione

 La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, convocata in seduta straordinaria l’11 gennaio, si esprimerà sull’intesa in merito al provvedimento che disciplina le modalità di svolgimento delle attività di sorveglianza sanitaria per le organizzazioni di volontariato di protezione civile. 

Sarà così completo il quadro normativo per l’applicazione delle disposizioni in materia di sicurezza contenute nel Decreto legislativo n. 81/2008 ai volontari di protezione civile, della Croce Rossa Italiana (CRI), del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), dei Vigili del Fuoco Volontari delle Province Autonome di Trento e Bolzano e alla componente volontaria del Corpo Valdostano dei Vigili del Fuoco. 

Già lo scorso anno, infatti, un decreto interministeriale – elaborato dal Dipartimento della Protezione Civile e dai Ministeri del Lavoro e delle Politiche Sociali, della Salute e dell’Interno recependo le esigenze avanzate da Regioni e Province Autonome, CRI, CNSAS e da rappresentanti delle organizzazioni di volontariato di protezione civile riunite nella Consulta Nazionale – aveva stabilito gli elementi essenziali e le procedure di base per l’applicazione ai volontari delle disposizioni in materia di salute e sicurezza contenute nel Decreto legislativo n. 81/2008.

Tuttavia, tale decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 159 dell’11 luglio 2011, aveva rimandando la disciplina tecnica della sorveglianza sanitaria e delle sue modalità di svolgimento a un successivo provvedimento che doveva essere definito entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto stesso. 

 

Il decreto del Capo del Dipartimento, che ha già recepito le osservazioni tecniche formulate dalla Commissione speciale Protezione Civile della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e che sarà esaminato mercoledì dai Presidenti, contiene, oltre alle misure in ambito sanitario, la condivisione di indirizzi comuni per l’individuazione degli “scenari di rischio di protezione civile” e dei compiti in essi svolti dai volontari, degli accertamenti medici basilari finalizzati al controllo sanitario generale e di base dei volontari, delle attività di formazione, informazione e addestramento dei volontari volte ad assicurare il consolidamento di una base minima di conoscenze comuni in materia sull’intero territorio nazionale, fatta salva l’autonomia delle Istituzioni e delle organizzazioni nel disciplinare tali attività tenendo conto delle rispettive specificità e caratteristiche.  

Il percorso che ha portato a questi risultati è stato caratterizzato dal più ampio confronto con tutti i soggetti interessati, anche attraverso l’attività di un gruppo di lavoro appositamente costituito, e finalizzato ad assicurare il più alto livello di sicurezza a tutti gli operatori volontari, tenendo conto delle particolari esigenze di servizio che ne caratterizzano l’impiego in termini di immediatezza operativa e di imprevedibilità ed indeterminatezza del contesto degli scenari emergenziali nei quali il volontario viene chiamato ad operare tempestivamente. 

Nato sotto la spinta delle grandi emergenze che hanno colpito l’Italia nel corso dei decenni, il volontariato di protezione civile ha assunto con la legge n. 225 del 24 febbraio 1992 il duplice ruolo di “struttura operativa nazionale” e di "componente" del sistema, diventando la colonna portante della protezione civile italiana. A trent’anni dalla nascita del Dipartimento della Protezione Civile, e a venti dalla legge istitutiva del Servizio Nazionale della Protezione Civile (L. 225/1992), è evidente come il volontariato di protezione civile rappresenti un patrimonio straordinario per il Paese e una realtà conosciuta ed apprezzata in ambito internazionale.  

Con oltre 800mila iscritti su tutto il territorio nazionale e più di 4.000 organizzazioni registrate all’elenco nazionale del Dipartimento della Protezione Civile, i volontari non solo contribuiscono alla risposta emergenziale in tutta Italia integrandosi con gli altri livelli territoriali di intervento previsti dal sistema nazionale, ma svolgono anche un ruolo rilevante sul proprio territorio di appartenenza, nel favorire il radicamento di una cultura diffusa di protezione civile e nel tutelare la comunità in collaborazione con le istituzioni.