Protezione Civile: riunione dei Paesi partner del Programma Euro-Mediterraneo

Roberto Imbastaro

Il Capo Dipartimento della Protezione civile, prefetto Franco Gabrielli, ha partecipato oggi a Sarajevo alla Terza riunione dei Direttori generali e delle Autorità di Protezione civile dei Paesi partner del Programma Euro-Mediterraneo per la cooperazione nel campo della Protezione Civile (PPRD South – "Prevention, Preparedness and response to Natural and Man-Made Disasters"). Tale programma, della durata di tre anni (2009-2012) e finanziato dall’Unione europea con 5 milioni di euro, è gestito dal consorzio di Protezioni civili di Italia, Francia, Algeria ed Egitto di cui il Dipartimento della Protezione civile italiana è capofila e conta 14 Paesi partner: Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Montenegro, Marocco, Palestina, Siria, Tunisia, Turchia.

L’appuntamento, al quale hanno partecipato anche Sadik Ahmetovic, Ministro della Sicurezza di Bosnia-Erzegovina, rappresentanti della Commissione Europea, della Croce Rossa Internazionale e della Mezzaluna Rossa, è stato l’occasione per discutere dell’importanza di rafforzare le strategie comuni dei Paesi dell’area del Mediterraneo e dei Balcani per ridurre i rischi da disastri.

"Gli eventi emergenziali e i rischi sul territorio non rispettano i confini amministrativi dei Paesi – ha ricordato il Capo Dipartimento – Di conseguenza, è necessaria una forte collaborazione per un efficace ed efficiente intervento di risposta alle richieste reciproche di soccorso". Il sistema di risposta europeo è stato messo alla prova dagli eventi dell’ultimo anno, dagli incendi che hanno colpito Israele alle pesanti alluvioni di Marocco, dai terremoti di Spagna e Turchia ai nuovi flussi di migranti dai Paesi del Nord Africa verso il Sud Europa.

Tra gli altri obiettivi di formazione ed educazione al concetto di resilienza, il PPRD South Programme si propone di rafforzare la conoscenza del livello di esposizione al rischio, della vulnerabilità dei Paesi dell’area Euro-Mediterranea, raccogliendo i dati dei Paesi in un unico "Atlante del rischio" che possa essere condiviso tra tutti i partner.