Prove tecniche di dialogo sul Decreto Sicurezza

Red

Apertura di dialogo(e forse anche di credito) di Gianfranco Fini verso la maggioranza sul decreto legge sulla sicurezza: “Siamo pronti a votarlo, ma non deve essere una presa in giro”. Tre sono le condizioni che il leader di A.N. ritiene indispensabili affinché il decreto legge possa essere votato anche dal suo partito, che ci siano espulsioni effettive a coattee che il foglio di via non sia un semplice foglietto da dare agli stranieri, che vengano aumentate in finanziaria le risorse per le forze di Polizia e, cosa più importate, che venga recepita integralmente dal decreto la direttiva U.E., mai applicata in Italia, che non solo consente, ma chiede di espellere gli stranieri che non dimostrino di possedere un reddito certo per il loro sostentamento. L’obiettivo che Fini ritiene accettabile sono almeno 200-250.000 espulsioni, che rappresenterebbero già un bel repulisti e “solo a Roma andrebbero fatte subito 20.000 espulsioni".
Polemico, poi, con chi dalla maggioranza contesta la sua visita al campo nomadi di Tor di Quinto : “Se rimaniamo nel palazzo siamo la casta, se ci rechiamo sul posto per capire strumentalizziamo”.
Tutti i politici, aggiunge poi Fini, dovrebbero andare a farsi un giro in periferie come Tor Bellamonaca che è “diventata come il Bronx”. Alle richieste di Gianfranco Fini ha risposto il Ministero dell’Interno, giudicando positivamente la disponibilità di A.N. ha votare il decreto sulle espulsioni e sottolineando come i tre punti richiesti da Fini siano già presenti nel D.L.