SAPPE: incrementare le espulsioni dei detenuti stranieri

redazione

"Si deve incrementare il grado di attuazione della norma che prevede l’applicazione della misura alternativa dell’espulsione per i detenuti stranieri i quali debbano scontare una pena, anche residua, inferiore ai due anni; potere che la legge affida alla magistratura di sorveglianza".

Così Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria, commenta i dati sul boom di detenuti stranieri nelle carceri italiane.

Numeri "incontrovertibili", dice. "Oggi abbiamo in Italia oltre 66.000 detenuti: ben 23.590 sono stranieri, con una palese accentuazione delle criticità con cui quotidianamente devono confrontarsi le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria. Si pensi, ad esempio, agli atti di autolesionismo in carcere, che hanno spesso la forma di gesti plateali, distinguibili dai tentativi di suicidio in quanto le modalita’ di esecuzione permettono ragionevolmente di escludere la reale determinazione di porre fine alla propria vita. Le motivazioni messe in evidenza sono varie: esasperazione, disagio (che si acuisce in condizioni di sovraffollamento), impatto con la natura dura e spesso violenta del carcere, insofferenza per le lentezze burocratiche, convinzione che i propri diritti non siano rispettati, voglia di uscire anche per pochi giorni, anche solo per ricevere delle cure mediche. Ecco queste situazioni di disagio si accentuano per gli immigrati, che per diversi problemi legati alla lingua e all’adattamento pongono in essere gesti dimostrativi.

Il SAPPE chiede dunque al Governo Monti di "recuperare il tempo perso su questa significativa criticità penitenziaria e di avviare le trattative con i Paesi esteri da cui provengono i detenuti – a partire da Romania, Tunisia, Marocco, Algeria, Albania, Nigeria – affinchè scontino la pena nei Paesi d’origine.

Per il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria " è fondamentale trovare accordi affinche’ gli stranieri scontino la pena nei Paesi d’origine. Questo, oltre a mettere un freno ad una grave emergenza, potrebbe rivelarsi un buon affare anche per le casse dello Stato, con risparmi di centinaia di milioni di euro, nonche’ per la sicurezza dei cittadini. Un detenuto – ricorda Capece – costa infatti in media oltre 250 euro al giorno allo Stato italiano".