Il ministro della Giustizia e il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione non hanno dato alcun
”riscontro sostanziale” alla richiesta di un confronto con i sindacati della polizia penitenziaria ”per analizzare i profili problematici inerenti al riordino della medicina penitenziaria dopo il passaggio al Servizio Sanitario Nazionale, specificamente per tutto ciò che può riflettersi sulla sicurezza degli istituti penitenziari e sul personale del Corpo”. Lo afferma il segretario del Sappe, Donato Capece, ricordando di aver inviato nei giorni scorsi l’ennesima lettera al Guardasigilli Angelino Alfano e al capo del Dap Franco Ionta. ”La questione – osserva Capece – produce conseguenze sia in materia di sicurezza che per il Corpo di Polizia Penitenziaria, dato che l’attività dei medici negli istituti incide inevitabilmente sulle capacità di intervento operativo del personale, spesso impiegato in traduzioni e piantonamenti presso strutture esterne, pur in presenza di sintomatologie lievi”.