SAPPE sui lavori sociali

Eugenia Scambelluri

“Bisognerebbe far lavorare tutti i giorni dell’anno i detenuti, specie in lavori di pubblica utilità a favore della tutela ambientale come pulire i greti dei fiumi, i giardini, occupandosi della cura e manutenzione degli spazi pubblici delle città. Farlo un solo giorno all’anno, a Ferragosto, puzza di operazione propagandistica fine a se stessa, che non è utile a nessuno. Eppure Chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidiva del 68,4%, contro il 19% di chi fruisce di misure alternative e addirittura dell’1% di chi è inserito nel circuito produttivo.”

Lo dichiara il segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE), Donato Capece, commentando le iniziative che hanno visto coinvolto detenuti in lavori di pubblica utilità nel giorno di Ferragosto.

”Il fatto che i detenuti non siano impiegati stabilmente in attività lavorative o comunque utili alla società” prosegue Capece “favorisce l’ozio in carcere e l’acuirsi delle tensioni. Ricordo a me stesso che, secondo le leggi e il regolamento penitenziario, il lavoro è elemento cardine del trattamento penitenziario e ‘strumento privilegiato’ diretto a rieducare il detenuto e a reinserirlo nella società. In realtà, su questo argomento c’e’ profonda ipocrisia”.

”Tutti, politici in testa”, conclude il SAPPE “sostengono che i detenuti devono lavorare: ma poi, di fatto, a lavorare nelle carceri oggi è una percentuale davvero irrisoria di detenuti, con ciò alimentandosi una tensione detentiva nelle sovraffollate celle italiane fatta di risse, aggressioni, suicidi e tentativi suicidi, rivolte ed evasioni che genera condizioni di lavoro dure, difficili e stressanti per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria. Per questo le iniziative che hanno visto l’impiego di detenuti in lavori pubblici a Ferragosto non mi convincono: mi sembrano, anzi, operazioni di marketing mediatico più simili ad alibi per nascondere il diffuso disinteresse, per tutto il resto dell’anno, su questi temi”.