Sappe: "Urgenti misure alternative alla detenzione"

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SAPPE: “Più misure alternative e chiusura O.P.G.”. Presto disponibile nel Lazio struttura per detenute madri “Il carcere è superato, non è più un deterrente ma un contenitore in cui si getta tutto ciò che la società non accetta: una grande occasione è stata persa con l’indulto, a cui dovevano seguire le riforme strutturali per prevedere un carcere a cui affidare tutti coloro che commettono un reato che non crea allarme sociale e uno di massima sicurezza. Meno carcere e più misure alternative alla detenzione e, soprattutto, un potenziamento della Legge Gozzini, che conceda una ulteriore chance a coloro che dimostrano chiaramente la volontà del reinserimento sociale”. Lo ha dichiarato Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, intervenendo in Senato alla presentazione del volume "Garantire la speranza è il nostro compito. La tutela della salute del detenuto e il ruolo della Polizia Penitenziaria" realizzato dal Centro Studi Cappella Orsini. "Caratteristiche uniche del nostro Paese” ha proseguito “sono il flusso e i periodi di permanenza in carcere. Ogni giorno entrano ed escono centinaia di persone dal carcere, un movimento che comporta uno stress enorme del sistema soprattutto in una fase, quella dell’accoglienza, che è la più delicata e la più difficile da gestire. Il sovraffollamento può peggiorare le capacità dell’Amministrazione di tenere distinti i detenuti in base alla loro posizione giuridica, anche per il numero molto elevato di quelli in attesa di giudizio – circa il 42% – e di condannati a pene molto brevi. Questo quadro complesso è reso ancor più difficile dalla eterogeneità della popolazione ristretta, in gran parte costituita da stranieri, da tossico-dipendenti e da persone con problemi mentali". Capece ha dunque proposto un nuovo ruolo per l’esecuzione della pena in Italia: “E’ statisticamente provato che guadagnare la libertà in modo graduale, con un tutoraggio e un accompagnamento sul territorio da parte degli operatori, abbatte sensibilmente la recidiva. Il lavoro all’esterno rappresenta un modo concreto per sperimentare la volontà reale del detenuto di lavorare e di reinserirsi nella società civile. Più attività lavorative in carcere fanno acquisire la consapevolezza di essere protagonisti loro stessi del proprio futuro. Bisogna pensare un carcere che non peggiora chi lo abita, non lo incattivisce, non crea nei suoi abitanti la convinzione di essere una vittima: questi risultati si possono realizzare con il coinvolgimento del sociale. La polizia penitenziaria deve connotarsi sempre più come polizia della esecuzione oltreché di prevenzione e sicurezza ed è dunque certamente quella più propriamente deputata al controllo dei soggetti ammessi alle misure alternative". Ampia condivisione si è registrata sulle proposte del SAPPE di chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e passaggio alle ASL – “una soluzione praticabile per il superamento degli O.P.G. potrebbe essere quella di realizzare una esperienza di clinica riabilitativa e di psichiatria forense nella gestione del paziente psichiatrico autore di reato” – e di moltiplicazione sul territorio nazionale delle Case per detenute madri con figli minori, anche alla luce del provvedimento recente approvato dal Parlamento. Al riguardo, la Regione Lazio ha assicurato  in tempi brevissimi la messa a disposizione di una struttura destinata ad istituto a custodia attenuata per detenute madri (ICAM).