Sardegna, è allarme nelle carceri regionali per le aggressioni ai poliziotti

redazione

Ancora giornate di follia e violenza in alcuni carcere della Sardegna, dove nelle ultime ore diversi appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari a seguito di proditorie e violente aggressioni di detenuti con problemi psichiatrici.  Lo denuncia in un comunicato stampa Luca Fais, segretario regionale per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

“Il nostro è un vero e proprio bollettino di guerra. La Polizia Penitenziaria deve fronteggiare giornalmente le difficoltà del carcere, dovute a diverse motivazioni che vanno dalla carenza di organico alle inefficienze strutturali, ma la criticità maggiore è quella relativa alla gestione di detenuti con patologie di natura psichiatrica”, denuncia. “Purtroppo sta accadendo con notevole frequenza che il comportamento di questi detenuti con patologie psichiatriche sfoci in atti di violenza contro il personale di Polizia penitenziaria, come accaduto proprio in questi giorni nelle carceri di ORISTANO e CAGLIARI. La scorsa settimana, nel penitenziario di UTA, un detenuto ha aggredito un poliziotto e gli ha sputato sugli occhi, rendendo necessario immediati controlli per escludere possibili contagi da hiv ed epatite, mentre qualche giorno fa, l’irruenza improvvisa di un giovane detenuto, con un passato nel carcere minorile, ha spaccato il labbro di un agente in servizio nel carcere di ORISTANO”.

Il SAPPE della Sardegna evidenzia come “purtroppo l’irruenza di questa tipologia di detenuti si trasforma in vero e proprio vandalismo all’interno delle celle, dove vengono disintegrati arredi e sanitari, ponendogli nella condizione pure di armarsi con quanto gli capita per le mani e sfidare i poliziotti di vigilanza. Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari della Sardegna e per la gestione degli stessi sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche. Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della polizia penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche”.

“Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli Ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava”, rimarca Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che esprime solidarietà e vicinanza ai colleghi feriti ad Oristano e Cagliari. Per Capece, “da quando sono stati chiusi gli  O.P.G. (gli ospedali psichiatrici giudiziari), le carceri si sono riempite di detenuti affetti da gravi problemi psichiatrici. Ormai in ogni carcere decine e decine di detenuti con gravi problemi psichiatrici vengono ospitati normalmente nelle sezioni detentive, e spesso sono ubicati nelle celle con altri detenuti che non hanno le stesse difficoltà. Di conseguenza, i poliziotti penitenziari, oltre ad essere costretti a gestire la sicurezza delle carceri in grave carenza di organico, come avviene in Sardegna, devono affrontare da soli questi squilibrati senza alcuna preparazione e senza alcun aiuto. Non è corretto soltanto ammettere l’esistenza della questione dei detenuti con problemi psichiatrici e poi far solo finta di aver risolto un problema che invece sta esplodendo sempre di più nella sua drammaticità”.

Il SAPPE annuncia che – insieme al SAP della Polizia di Stato, Sim Carabinieri, Sim Guardia di Finanza, Conapo Vigili del Fuoco, e Libertà e Sicurezza Polizia di Stato Les – terrà una manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma in Piazza del Popolo il prossimo 14 ottobre 2020 alle ore 10. ”Sono mesi che portiamo avanti le battaglie a favore di ogni singolo operatore delle forze dell’ordine e del soccorso pubblico. Mesi che rivendichiamo il nostro ruolo ormai attaccato da più parti e che vacilla sotto i colpi di normative che non ci tutelano di leggi troppo blande per chi delinque come la vigilanza dinamica ed il regime aperto nelle carceri e di quel partito dell’antipolizia che non perde occasione per strumentalizzare ogni singolo episodio. Dimenticando l’infinito lavoro quotidiano che tutte le donne e gli uomini in divisa compiono con abnegazione ed altissima professionalità ogni giorno. Scenderemo in piazza tutti insieme per manifestare il dissenso verso chi ci ha lasciato senza tutele di fronte a problemi sempre più complessi  e rivendichiamo tutele e garanzie funzionali nuovi strumenti che migliorino il nostro servizio bodycam e Taser su tutti nuovi protocolli operativi e soprattutto tutele legali”.