Sclerosi Multipla: nuovi dati mostrano che l’uso degli interferoni beta nelle donne con SM non ha nessun effetto sugli esiti delle gravidanze

redazione

Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, ha annunciato oggi che nel corso del 35° Congresso ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) saranno presentati nuovi dati sugli esiti della gravidanza alla nascita dopo il trattamento con interferone beta (IFN β), incluso l’interferone beta 1a di Merck con somministrazione sottocutanea. I risultati hanno dimostrato che l’esposizione a IFN β prima e durante la gravidanza nelle donne con SM non ha influenzato il peso dei neonati e la circonferenza della testa per età gestazionale alla nascita. I risultati si basano sui dati dei registri sanitari finlandesi e svedesi raccolti tra il 1996 e il 2014.

“La nostra priorità è assicurarci di soddisfare le esigenze delle persone affette da SM”, ha affermato la Dott.ssa Maria Rivas, Chief Medical Officer di Merck. “Quando una donna riceve la diagnosi di SM, è lecito che si ponga delle domande sul proseguimento del trattamento durante la gravidanza e su come questo potrebbe influenzare il nascituro. Siamo orgogliosi di collaborare con il mondo accademico e con le autorità sanitarie per fornire a medici e pazienti informazioni importanti sulla sicurezza”.

Tra le 666 nascite registrate tra pazienti esposte a Interferone Beta e le 1.330 nascite registrate tra pazienti non esposte, la prevalenza degli esiti della gravidanza era simile e non statisticamente diversa tra le pazienti esposte all’IFN β rispetto a quelle non esposte. La prevalenza di piccoli per età gestazionale nel gruppo esposto è stata del 2,1% (IC 95% 1,2-3,5) rispetto al 2,0% (IC 95% 1,3-2,9) di quello non esposto, mentre la prevalenza di grandi per età gestazionale è stata dello 0,8% sia per gli esposti (IC 95% 0,2 -1,7) che per i non esposti (IC 95% 0,4-1,5). La prevalenza di basso peso alla nascita è stata del 3,9% (IC 95% 2,6-5,7) tra gli esposti all’IFN β e del 4,8% (IC 95% 3,7-6,1) tra i non esposti. Tra le 619 gravidanze a termine delle donne esposte a Interferone Beta e le 1.219 di quelle non esposte, la prevalenza di bassa circonferenza della testa era dell’1,9% (IC 95% 1,0-3,4) tra quelle esposte contro l’1,1% (IC 95% 0,6-1,8) tra quelle non esposte.

Questi dati si aggiungono ai dati sulla sicurezza già presentati in congressi recenti che suggeriscono come l’esposizione all’IFN β non aumenti il rischio di aborto spontaneo o influisca su altri esiti della gravidanza, come gravidanze ectopiche o malformazioni fetali.

“Alla maggior parte delle donne viene diagnosticata la SM in un momento della loro vita in cui potrebbero pensare di costruire o allargare la famiglia, rendendo quindi le loro decisioni terapeutiche più complesse”, ha affermato la Prof.ssa Kerstin Hellwig, Dipartimento di Neurologia dell’ospedale St. Josef, Germania. “Questi dati si aggiungono al nostro patrimonio di conoscenze per comprendere meglio la sicurezza del trattamento con interferone beta durante la gravidanza.”

Nell’Unione Europea, l’inizio del trattamento con l’interferone beta 1a di Merck durante la gravidanza è attualmente controindicato dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), (si vedano le sezioni 4.3 e 4.6 del Riassunto delle caratteristiche del prodotto). É attualmente in corso una variazione sugli stampati dell’interferone beta per l’inclusione dei dati di sicurezza di questi due registri.