Scuola, Agenti Polizia Penitenziaria descritti come “torturatori” in libro di testo. Dopo la protesta del SAPPE, il MIUR chiede a Casa Editrice e AIE di sostituire il capitolo del libro

redazione

Hanno colto nel segno le proteste del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che nelle scorse settimane hanno chiesto ai Ministri della Giustizia e dell’Istruzione di sospendere l’adozione di un libro per le classi terze delle scuole medie edito dal Gruppo Editoriale Raffaello di Monte San Vito, in provincia di Ancona.
Oggi al Sindacato è infatti giunta la nota ufficiale che il MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) sollecita i provvedimenti della Casa Editrice, dell’Associazione Italiane Editori di “valutare quanto segnalato dal SAPPE e, se del caso, di sostituire il brano di cui trattasi, tenuto anche conto delle nuove modalità di somministrazione delle prove Invalsi che, dal corrente anno scolastico, vengono sostenute dagli alunni con procedure informatizzate”.
Soddisfatto Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Abbiamo molto apprezzato la nota del direttore generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione. Rende onore e merito a quello che quotidianamente fa il Corpo di Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti nella difficile realtà penitenziaria italiana. Ora auspichiamo che la Casa Editrice provveda con celerità ad assumere i giusti provvedimenti correttivi”.
Il SAPPE ricorda i termini della vicenda: “Nel capitolo “Le carceri non sono tutte uguali” del libro scolastico “Esercitazioni per le prove Invalsi di italiano – Terza media” di Giovanna Dolcini, edito dal Gruppo editoriale Raffaello, viene fornita una rappresentazione offensiva del carcere e del personale di Polizia Penitenziaria che disinforma, anziché informale, i docenti ed alunni di terza media. Viene infatti scritto che “il più rilevante elemento di differenziazione tra un carcere e l’altro resta tuttavia un elemento illecito, non previsto da qualsivoglia regolamento. Si tratta dell’uso della violenza da parte dei poliziotti penitenziari, che purtroppo in alcuni istituti viene riscontrata. Un detenuto fastidioso – perché effettivamente meriterebbe un richiamo disciplinare o semplicemente perché fa presente quelli che sono i propri diritti – può rischiare di venire anche duramente percosso”. E’ inaccettabile che si permetta che così vengano rappresentati l’Istituzione ed il Corpo di Polizia Penitenziaria su un libro di scuola di terza media! Per questo abbiamo chiesto di ritirare quel libro che disinforma sulla realtà penitenziaria e per questo abbiamo apprezzato l’intervento del MIUR”.