Siria: l’ONU nel mirino della guerra

Redazione

L’ Onu entra nel mirino della guerra in Siria. Una violenta esplosione ha investito il convoglio di automobili con a bordo gli osservatori del Palazzo di Vetro, in Siria per monitorare il mantenimento del cessate-il-fuoco. Otto militari siriani di scorta sono rimasti feriti. L’ esplosione e’ avvenuta all’ entrata di Deraa, roccaforte della rivolta contro
il regime di Bashar al-Assad, situata nel sud del Paese. Non risulta alcun ferito tra gli osservatori. Nel convoglio era
presente anche il capo della missione Onu, che e’ rimasto illeso. "La violenza va fermata", ha detto poi Mood, "i siriani
non hanno alcun bisogno di tutto questo". Le parti in campo si accusano reciprocamente. Ha cominciato il Consiglio Nazionale Siriano (Cns), il principale blocco dell’ opposizione: "Riteniamo che il regime stia usando queste tattiche per tentare di cacciare gli osservatori, mentre nel contempo cresce la domanda popolare di aumentarne il numero", ha detto uno dei membri del comitato esecutivo, Samir Nashar. Parigi ha fatto sapere che ritiene Damasco "responsabile della
sicurezza degli osservatori". L’ attentato di oggi e’ destinato ad accrescere la consapevolezza che serve un numero di osservatori molto piu’ grande dei 300 stimati fino ad oggi. Si fa strada la proposta avanzata ieri dal leader turco Recep Tayyp Erdogan per il quale la missione dovrebbe raggiungere le due o tremila unita’. Il premier turco troverebbe d’ accordo sul punto Giulio Terzi, se il Consiglio di sicurezza dell’ Onu, ha detto il ministro degli Esteri, dovesse riconoscere che la crisi siriana e’ "a un punto di non ritorno". Non si tratterebbe, ha precisato Terzi, di un intervento militare, ma di "uno spiegamento di osservatori non armati molto ampio che possa coprire veramente tutti i centri del Paese nei quali si sono verificate le piu’ gravi violenze", esercitando "una pressione politica sul regime di Assad". La missione che vede il contributo dei militari italiani, ha aggiunto, avra’ un "ruolo attivo nel fare pressione sul regime di Assad". Tra i Paesi della Lega araba, pero’, prevale un "pessimismo diffuso" sul piano di pace di Kofi Annan. "C’ e’ un processo di verifica del Consiglio di sicurezza ogni 15 giorni – ha aggiunto Terzi – quindi ci aspettiamo ancora un paio di settimane per capire se e’ una strada che puo’ dare dei risultati rapidi o se ci vorra’ qualcosa di diverso".