Si è conclusa un’operazione della GdF contro le truffe a carico dei Monopoli di Stato commesse mediante frode informatica e gioco d’azzardo. L’attività, condotta dalla Compagnia di Civitanova Marche, è stata innescata da autonoma attività info-investigativa e ha consentito di smantellare alcune organizzazioni criminali, con ramificazioni nelle Marche, in Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio e Abruzzo. Esperti tecnici informatici e programmatori avevano ideato sistemi di truffa attraverso l’alterazione dei software di trasmissione dei dati dalle slot machine al concessionario di rete, ad accumulare ingenti somme di denaro. Si è passati, infatti, da slot machine clonate che venivano collegate alla rete telematica installandole in un magazzino anonimo, dove una persona si preoccupava di introdurre, ad intervalli di tempo, monete e/o gettoni giocate di pochi euro, allo scopo di dissimulare le giocate che venivano effettivamente fatte sulle macchine originali in uso nei bar, che di fatto non erano collegate al concessionario di rete, a sistemi più evoluti consistenti nella clonazione di schede. In questo caso, non c’era più la persona ad inserire i gettoni ad intervalli di tempo per dissimulare le giocate, ma veniva installata sull’apparecchio una scheda clonata collegata alla rete telematica che trasmetteva dati su partite fittizie. Allo scopo di eliminare l’impiego di apparecchi clonati, magazzini e persone che, oltre ad avere un costo, rappresentavano un elevato fattore di rischio ad essere scoperti, i tecnici hanno progettato delle “schedine”, cioè dei circuiti elettronici stampati, programmate attraverso un software come simulatori di gioco, che venivano interposte ed occultate lungo il cavo che collega la scheda madre al PDA che trasmette i dati al concessionario di rete. Tale artificio, indipendentemente dalle giocate fatte, simulando partite fittizie, trasmetteva autonomamente dati inferiori del 75% rispetto a quelli reali. L’evoluzione non si ferma qui: per ottenere maggior profitto, i tecnici sono risusciti a progettare dei “filtri elettronici”, realizzati con circuiti di piccolissime dimensioni, programmati con apposito software, che venivano inseriti in uno spinotto posto in prossimità del collegamento al PDA che trasmette i dati al concessionario di rete. In questo modo si è potuto occultare l’80% delle giocate. Le indagini, durate un anno, hanno permesso di accertare, complessivamente, € 4.754.029 di giocate sottratte a prelievo fiscale, con un’evasione del PREU (Prelievo Erariale Unico) per 570.483 euro. Otto le persone denunciate per vari reati e 98 gli apparecchi sequestrati.