Somalia: navi da guerra controllano i pirati con a bordo tanks

Paola Fusco

L’incrociatore della Marina militare americana Howard e altre due navi da guerra non identificate controllano a distanza di sicurezza, circa otto chilometri, il cargo ucraino battente bandiera del Belize, “Faina” sequestrato giovedì scorso dai pirati al largo delle acque somale, con a bordo 33 blindati T-72, armi leggere e munizioni. Le imbarcazioni si trovano al largo di Harardchere, un piccolo porto a circa 400 km a nord di Mogadiscio. Un blitz militare al momento appare improbabile, stando a fonti di intelligence: enormi, infatti, sarebbero i rischi. Secondo fonti di intelligence, a bordo del “Faina” non vi sarebbero solo i 21 uomini di equipaggio di cui era stata data notizia, ma altre 14 persone. Uno dei membri dell’equipaggio, secondo quanto comunicato dagli stessi pirati, sarebe morto ieri per cause naturali. Gli altri 14, indicano, potrebbero essere istruttori, uomini cioè che avrebbero dovuto spiegare come funzionano i sofisticati T-72 ai destinatari (ufficialmente l’esercito del Kenya, ma voci continuano ad indicare che la vera destinazione fosse il Sud Sudan dove sarebbero giunti via terra dopo essere sbarcati a Mombasa, costa keniana). Ma non è solo la paura di una carneficina che ferma il blitz. Si vuole anche evitare che finisca in fondo al mare un carico così prezioso, tra l’altro con il rischio di provocare un’esplosione devastante. Per cui riprende forza l’ipotesi di una trattativa ed è venuta fuori una nuova cifra di riscatto, 20 milioni di dollari. Ne ha parlato il portavoce dei pirati, Segule Ali, che è a bordo del “Faina” da dove ha contatti con l’esterno attraverso un telefono satellitare. Quanto dice appare molto più credibile agli osservatori delle dichiarazioni rilasciate sabato a radio somale da Janana Ali Jama, che chiedeva un riscatto di 35 milioni di dollari. Sempre fonti di intelligence hanno fatto notare che Ali Jama è noto ai servizi e ritenuto poco attendibile e l’impressione è che gli stessi malviventi si siano trovati in mano qualcosa che non si aspettavano, e che hanno difficoltà a gestire: sbarcare 33 carri armati T-42 sarebbe infatti un’operazione che va al di là delle capacità operative dei bucanieri. Si auspica, dunque, che abbandonino nave e carico, portando via alcuni milioni di dollari.